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      grazie ch'a pochi il Ciel largo destina.
     
      - Che sono adunque - disse allora la Marchesa - que' ragionamenti che avete tenuto meco? e mi dicevate di quelle nuove dottrine, che hanno ancora da metter in fondo il sistema neutoniano. - Madama, - egli rispose - quelle cose che vi ho accennate, erano bensì scoperte italiane, ma non già mie. Ma che occorre parlarne? quando le stesse dimostrazioni, se non hanno il pregio di esser forestiere, non sono né meno guardate in viso, dirò così, non vengono punto ascoltate. - Mi giova però credere - soggiuns'io - che voi non pensiate, che io abbia detto in segreto al Neutono: tu sola mi piaci. - Le scoperte ch'io voleva dire, - ripres'egli - ognuno può vederle nel libro delle affezioni del lume, al quale chiunque vorrà giudicar senza passione approprierà i memorabili versi di quel nostro poeta:
     
      Hanno gli altri volumi assai parole:
      questo è pien tutto di fatti, e di cose,
      che d'altro che di vento empier ci vuole.
     
      E prima di ogni cosa l'autore vi mostra gl'inganni che sono giocati in quelle tanto studiate sperienze, per cui ci vorrebbono far credere che i raggi sono differentemente refrangibili, che i colori sono immutabili e ingeniti alla luce; e procede dipoi a darne il vero sistema dell'ottica. E quivi egli non fonda i suoi ragionamenti sopra vani supposti, ma per via di sperienze facilissime e incontrastabili egli determina puntualmente e descrive in che modo, mischiandosi il lume coll'ombra, ne riescono più maniere di risultati; e secondo che la natura pittrice variamente contempera i velamenti del chiaro e dell'oscuro essa medesima, le cose sortiscono vario colore.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
pagine 223

   





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