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      - Come non vanno al cuore? - egli rispose - quando il numero de' colori primari, che secondo il Neutono sono sette, egli lo ristringe ai soli tre, rosso, giallo e azzurro. Dal rosso e dal giallo mescolati insieme nasce il doré; dal giallo e dall'azzurro il verde, come si vede per sensata esperienza; l'indaco e il violato non sono altra cosa che mezze tinte dell'azzurro; e in oltre il bianco, per la cui composizione credeva il Neutono che ci volessero, tutti e sette i suoi colori, il Dufay lo compone co' soli tre, rosso giallo e azzurro. - A buon conto, - io replicai - vedete che dal Dufay negate non vengono nè la composizione del lume, nè la differente refrangibilità de' raggi, né la immutabilità de' colori. Quanto poi al numero de' colori primari non dovreste ignorare ciò che gli fu risposto. Per qual causa, condensati e riuniti per via di una lente convessa i raggi violati e gl'indachi, non si ha egli il colore azzurro? E sparpagliati per via di una lente concava, che fa un effetto tutto contrario della convessa, e rarefatti i raggi azzurri, non si ha il violato o l'indaco? Se il violato e l'indaco non sono altro che un azzurro men carico e men pieno, non sono altro che mezze tinte, come voi dite, dell'azzurro, per qual causa l'oro posto ne' raggi verdi della immagine formata dal prisma riceve egli il colore di quelli, e verdeggia? e più tosto non riman giallo, s'egli è vero che in quel lume verde ci abbia una egual dose, o poco minore, di giallo che di azzurro? Parimenti lo scarl


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
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