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      atto posto nel doré rimanendosi rosso scoprirebbe que' raggi rossi, che vi fossero nascosi dentro, e a un tempo istesso l'errore del Neutono. - Che ve ne pare, signor Simplicio? - disse la Marchesa. - Io per me non saprei che apporre alle sue ragioni. - Indi, rivolte a me le parole, così soggiunse: - E chi fu che contro al Dufay prese la lancia a favor del sistema inglese? O non foste voi medesimo anche in Francia, come dianzi in Italia, il campione del Neutono? - Madama, - disse il signor Simplicio - quello che importa è la solidità delle ragioni medesime, non il nome di chi le abbia prodotte. - Il giudizio della loro solidità - io gli risposi - ne sia in voi. Sovvengavi di quella esperienza, in cui posta una lente in mezzo a due prismi nella stanza buia, ov'entra per uno spiraglio il sole, il Neutono ne faceva refrangere i raggi in maniera che uscivano dal secondo prisma paralleli tra loro; e sì egli venne a comporre un raggio da lui detto artifiziale. Refratto cotesto raggio da un terzo prisma, ne ritraeva la immagine colorata simile a quella che per via del primo prisma dal raggio diretto si dispiegava del sole. Sovvengavi ancora che quale de' colori, e fosse il verde, veniva presso alla lente impedito di passar oltre al secondo prisma, nella seconda immagine dispariva: e dispariva, benché liberamente passassero per la lente l'azzurro e il giallo. Ma se il verde non è altrimenti primitivo, ed è pur composto dalla mescolanza dell'azzurro e del giallo, ond'è che nel raggio artifiziale, pur essendovi in persona l'azzurro e il giallo essi medesimi, non si rifaceva il verde?


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
pagine 223

   





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