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      Ma se la cometa tornasse mai al tempo prognosticato, confessate pure, signor Simplicio, che si mostrerebbe ad evidenza come a' neutoniani è dato quello che troppo è al di sopra della condizion dell'uomo: il potere indovinare. Cotal ritorno sarebbe forse la più bella giornata, e la più gloriosa di quante mai ne avesser vinte. - In tal caso, - replicò egli sorridendo - io viprometto che dietro al carro trionfale pur mi vedrete del gran Neutono. - Piacesse a Dio, - io risposi - che un uomo tale qual sete voi fosse ancora de' nostri; lasciate che io vi dica, come già disse un Persiano, se non erro, a un Greco di gran valore. - E lasciate - soggiunse la Marchesa - che io mi rallegri d'avanzo del nuovo conquisto che è per fare la Inghilterra. - Del rimanente, Madama, - io continuai a dire - poco in là risale la vera storia delle comete, perché vi si possano fondar su delle giuste predizioni. Non sono ancora cencinquanta anni passati che il Keplero, astronomo per altro chiarissimo, sosteneva ch'elle erano le balene e i mostri dell'etere, e per via di una facoltà animale venivano a generarsi, diceva egli, dalla feccia di quello. Quegli stessi, che stando alla sentenza di qualche antica scuola le credevan corpi durevoli, e non altrimenti passeggieri o meteore, l'ordine del tutto ignoravano de' loro movimenti; e avvisavano che fossero in molto maggior numero che in fatti non sono; siccome all'opera una cinquantina di comparse ch'escono, entrano, e ritornano in scena, i fanciulli le prendono per uno esercito.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
pagine 223

   





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