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      Le opinioni filosofiche si succedono nel corso del tempo l'una all'altra, come fa onda a onda nell'ampiezza del mare. Appena una ne è insorta ed è fatta un monte, che si spiana ben presto per far luogo ad un'altra, che presto si spianerà anch'essa, non lasciando di sé altro vestigio che un po' di schiuma nell'acqua. Così sempre, con buona vostra licenza,
     
      io credei, credo, e creder credo il vero.
     
      Ed io ripresi: - Signor Simplicio, credereste voi ancora che l'aria pesi? - Se io il credo? - egli rispose. - Intorno a cose tali io non ho credenza, ma scienza. Del resto non vedo dove vogliate riuscire con tale vostra domanda; se già non intendeste cavare dal peso dell'aria una novella pruova della vostra attrazione. - E cotesta scienza - io soggiunsi - sarà fondata, son certo, sopra di ben salde ragioni. - E chi non sa - egli rispose - la tanto famosa sperienza del nostro Torricelli? L'argento vivo resta sospeso nel barometro a ventisette once d'altezza per la gravità dell'aria, che gli contrasta discender più basso. Recato il barometro in cima di una montagna, si vede alquanto discendere esso argento vivo, perché minore è ivi l'altezza della sovrapposta atmosfera. Ma a che tutto questo proemio? - Per dire - io risposi - che quantunque si convincano di false le ipotesi del Cartesio, del Gassendo, e quante altre immaginate ne furono ad ispiegare la gravità, resterà sempre vero che l'aria pesa; e voi non rimarrete dal creder l'effetto, e di cavarne di molte utilità, comunque si fantastichi sulla causa.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
pagine 223

   





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