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      Laddove il modesto Neutono, mercé le nuove proprietà da lui viste nella luce, ha con un nuovo cannocchiale perfezionato i nostri sensi; mercé l'attrazione da lui discoperta nella materia, ha veramente assoggettato a' nostri computi i pianeti e le comete; ne ha fatti in certa maniera cittadini del cielo; ed ha reso agli uomini più sicure e più facili le vie per uno elemento, da cui pareva gli avesse esclusi la natura, e per cui i suoi compatrioti distendono il traffico, le armi e l'imperio in ogni lato del mondo.
      Non aveva io ancora posto fine alle mie parole che il signor Simplicio, sotto colore di non so che faccenda domestica che gli era venuta in mente pur allora, prese commiato dalla Marchesa. Ed ella, come è del suo costume, gli diceva, ed anche nel pregava a volere almeno rimanere a pranzo con noi; ma non ci fu via di ritenerlo. E così dopo che noi fummo rimasi soli, la Marchesa riprese a dire: - Da voi io pur debbo riconoscere d'essere stata due volte liberata dal signor Simplicio, prima in qualità di poeta, e poi di filosofo: e l'obbligo che vi ho al presente è tanto maggiore dell'altro, quanto i falsi ragionamenti riescono più incomodi che i cattivi sonetti. - Madama, - io risposi - perché voler riconoscere da altri quanto avete principalmente operato voi medesima. Voi foste già la Venere, che prestò il cinto alla Minerva neutoniana per renderla dinanzi agli uomini graziosa: ed ora da Minerva stessa preso avete l'armi per difendere anche contro a' filosofi la verità. E ben pare che le belle donne esser sanno tutto quello che lor piace di essere.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
pagine 223

   





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