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      Certamente parecchie obbiezioni si possono e si debbono fare alle cose da lui dette e pocanzi riportate. La congiura non fu un accidente secondario nella vita del filosofo, mentre egli ne rimase addirittura schiacciato fino alla morte; né si potrą mai definire qual parte egli vi abbia presa, finchč non se ne sveleranno i particolari, nč sarą mai facile trovare chi abbia potuto avere tanta autoritą da farlo accedere a una congiura, mentre per lo meno si conosce che l'indole sua non comportava di essere secondo a veruno; nč poi egli avrebbe potuto manifestarsi a un tratto in Francia vecchio fautore di repubblica e di nuova religione, dopo di averlo negato per tanti e tanti anni, nč avrebbe veramente potuto farlo senza pericolo, mentre si conosce che vi era oppresso dalla miseria, e costretto a mendicare soccorsi dallo Stato e dalla Chiesa. Ma č inutile insistere, quando il Baldacchini non ha voluto o non ha potuto trattare l'argomento, che senza dubbio avrebbe saputo trattare meglio di ogni altro: basta aver rilevato che egli ammise genericamente esservi stata una congiura, la qual cosa dagli altri biografi č stata nettamente negata. Il D'Ancona si occupņ della congiura, ma attenendosi puntualmente alla Narrazione pubblicata dal Capialbi e gią dettata dal Campanella, comunque di tale provenienza non si fosse mostrato persuaso: ed č facile intendere a quali conclusioni si fosse avviato, con la scorta della esposizione fatta da un uomo carcerato da oltre un ventennio, e destinata ad informare i Giudici che doveano ancora sentenziarlo.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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