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      Noi che tendiamo a smarrire perfino la nozione etimologica della parola Stato, noi che assistiamo all'applicazione della teorica che sia lecito l'apostolato contro la forma di Governo esistente, lecito il prepararsi ad un mutamento radicale di essa facendone solo quistione di tempo e di opportunità, noi che professiamo ottimo consiglio sempre il lasciar correre, lasciar fare, lasciar passare, predicando poi con grande disinvoltura che è difficile, difficilissimo il governare con la libertà, noi non possiamo pretendere che il Governo, i Consiglieri e i Magistrati d'allora, avessero dovuto pensare ed agire come noi. Trattandosi poi di una dominazione straniera, è naturale attendersi che perfino un tentativo appena adombrato sia stato ritenuto gravissimo, e subito schiacciato da una repressione del tutto sproporzionata, con mezzi e modi feroci: eppure si vedrà che la congiura del Campanella non fu un tentativo appena adombrato.
      Così la congiura come la repressione meritano pure di essere valutate non solo in rapporto al tempo, ma anche in rapporto ai luoghi ed alle circostanze. Vi furono trattative col Turco più o meno spinte, non importa se condotte dall'uno più che dall'altro degl'incriminati; vi furono al tempo medesimo insinuazioni che il Papa avrebbe aiutato il movimento, che sollecito del benessere del Regno, feudo della Chiesa, vi avrebbe messe le mani sue, e ciò mentre i Vescovi, segnatamente in Calabria, si spingevano con ardore incredibile nelle lotte giurisdizionali. Ecco più di quanto occorreva perchè non solo gli spagnuoli ma anche i Consiglieri napoletani si mostrassero senza pietà, e la gente illuminata come tutto il volgo, per diverse vie, negasse ogni simpatia a' poveri incriminati, nè solamente a' tempi della congiura, ma anche molti anni dopo e perfino qualche secolo dopo.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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