Pagina (54/725)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Vi fu quindi, allora e poi, un coro di vituperii sugli sventurati calabresi, che aveano cercato di far coincidere la loro insurrezione con l'ordinaria venuta autunnale de' turchi verso le coste di Calabria, e di procedere d'accordo con essi anche consentendo che occupassero qualche punto delle coste; ciò fece dire avere i congiurati disegnato di dar la Calabria in mano de' turchi, i quali, non bisogna dimenticarlo, sino al principio di questo secolo erano tuttora temuti anche come conculcatori della fede cristiana, comunque già da un pezzo fossero in tramonto. Gli esempî storici addotti dal Baldacchini e dal D'Ancona, per provare che diversi Principi cristiani e il Papa medesimo più di una volta non si erano peritati di stringere la mano a' turchi, e che quindi non era stata poi gravissima la colpa del Campanella, se pure la commise, nel trattare accordi col Cicala, potrebbero servire per uso nostro qualora noi ne sentissimo il bisogno; ma non potranno mai servire ad attenuare il fatto che Governo e paese, allora e poi, sentirono assai malamente gli accordi del Campanella e de' patrioti calabresi co' turchi.
      D'altro lato ancora peggiore fu l'impressione de' voluti accordi col Papa, segnatamente nel ceto più colto, oltrechè negli spagnuoli; e qui bisogna tener presenti anche le condizioni speciali del Regno di Napoli. Se è vero che un paese, come un individuo, deve avere un pensiero, un'aspirazione, uno scopo, senza il quale gli è impossibile il vivere, l'unico pensiero che sottrasse alla morte le Provincie napoletane può dirsi essere stato la lotta contro le pretensioni e le cupidige della Curia Romana, la quale ad ogni menoma occasione ripeteva essere il Regno di Napoli un feudo della Chiesa, temporaneamente dato a governare al tale o tal altro col permesso dei superiori, potersi sempre ripigliare dalla Chiesa quando lo credesse; anche il Carteggio del Nunzio Aldobrandini, ne' tempi di poco anteriori a quelli de' quali ci occupiamo, mostra che la Curia si fece un dovere di ricordarlo a proposito della difficoltà mossa dal Vicerè Conte di Miranda intorno all'esazione delle decime senza il consenso del Re(20). Questa lotta tenne accesa la lampada che per tante ragioni avrebbe dovuto spegnersi; e non si possono leggere senza commozione i documenti che attestano gli sforzi de' padri nostri, tanto più meritevoli di ammirazione, in quanto che i Vicerè spagnuoli, per quell'affettato fervore religioso che parve gran mezzo di ottima educazione e fu lo spegnitoio di ogni sublime ideale, li lasciavano sovente scoverti di rimpetto alla Curia; ed essi con le loro hortatorie affrontavano le scomuniche, le quali avevano a quei tempi un'efficacia notevole, e potevano anche menare direttamente a un processo di eresia, per la massima allora in corso che coloro i quali fanno i sordi nella scomunica dànno a sospettare di essere eretici.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





Calabria Calabria Baldacchini D'Ancona Principi Papa Campanella Cicala Governo Campanella Papa Regno Napoli Provincie Curia Romana Regno Napoli Chiesa Chiesa Carteggio Nunzio Aldobrandini Curia Vicerè Conte Miranda Vicerè Curia