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      Ad ogni modo questa lotta senza posa, questa repressione delle esorbitanze ecclesiastiche, meticolosa, accanita, incessante, merita di essere meglio conosciuta ed apprezzata, e la narrazione ci darà campo di mostrarne qualche cosa. Non era un rabbioso pettegolezzo di avvocati, come talvolta è accaduto di udire da persone pregevolissime ma non bene informate delle cose napoletane, era il sentimento pungente della patria in pericolo; e lo scopo fu raggiunto, e potrebbe sorriderne soltanto chi giudicasse le cose con la scorta delle idee de' tempi nostri, commettendo un solenne anacronismo. Lo Stato divenne ciò che doveva essere, la personificazione della
      patria e il simbolo della civiltà: a questo principio s'informò una schiera di dotti e valorosi giuristi, e costituì una scuola che è il più gran vanto del passato di Napoli, co' suoi pregi e co' suoi inconvenienti. A questa scuola appartenne il Giannone, che non aveva odio personale contro gli ecclesiastici, sibbene quel fondo di odio sentito da tutti coloro i quali s'interessavano delle sorti dello Stato e vedevano negli ecclesiastici i nemici della peggiore specie: così, naturalmente, era vano attendersi, che il Giannone avesse mostrato simpatia pel Campanella. Giurista positivo, considerando le pretensioni di lui a riformare il mondo, dovea reputarlo perfino un ignorante, "col capo pieno di varie fantasie, portentosi delirî, sorprendenti illusioni". Difensore acerrimo dello Stato, considerando le giaculatorie Papesche del filosofo e i vaticini tratti dall'Apocalissi, da varî Santi e perfino dal Responsorio di S. Vincenzo Ferrer, onde ritenevasi obbligato co' suoi frati a predicare la santa repubblica, dovea reputarlo "un grande imbrogliatore", dovea esser condotto a tirare al peggio ogni cosa, dando il massimo peso alle accuse ed anche alle accuse più grossolane senza curarsi d'altro; e se avea percorso gli Articoli profetali e l'Apologia, come è possibile, avendovi letta quella frase "nos dolis et mendaciis collusimus ad vitam servandam", qual maraviglia che nella sua mente abbia potuto sorgere quel concetto così crudamente espresso?


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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