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      Il Governo teneva i così detti giudici del dritto, magistrati con grado e stipendio, ma erano destinati ad ascoltare e tacere, ad esser complici di errori grossolani e rendersi indifferenti al giusto e all'ingiusto, mentre il Presidente, occupatissimo, dovea fra le altre cose affaticarsi a far comprendere agl'ignoranti giudici del fatto le sottili distinzioni ammesse dal codice ne' diversi reati, senza riuscirvi novanta volte su cento per l'intrinseca natura delle cose; gli avvocati liberissimi nel dire, prolungare ed intralciare, poichè i riguardi doveano concedersi agli accusati anzichè alla società che accusava, agli uomini implicati ne' delitti anzichè agli infelici giudici costretti ad abbandonare il lavoro proprio non per giorni ma per settimane, trasmodavano in tutti i sensi per far colpo sugl'ignoranti, su' quali non poco pesava pure l'atteggiamento della maggior parte del pubblico che prendeva interesse nel giudizio, intervenendovi come ad una scuola d'istruzione sul miglior modo di perpetrare i delitti e scansarne la pena. Così i pronunziati intorno al fatto venivano fuori per lo meno a caso, le sentenze doveano calcarsi su que' pronunziati e tutto si guastava; i cittadini medesimi cercavano con ogni mezzo di scansare tale ufficio, poichè non era permesso il rifiutarvisi, ma grosse multe obbligavano a godere e far godere i beneficî di quest'aurea libertà; tal era un giudizio criminale". Bisognerebbe disperare de' miglioramenti serii delle istituzioni umane, per ritenere che siffatta critica, da potersi allargare e prolungare per un volume, non abbia ad essere pronunziata da' nostri successori: così Dio pietoso non voglia che abbiano a pronunziarla con maledizioni verso di noi imbevuti di dottrinarismo fino a smarrire il senso della realtà, dominati da pregiudizii assai più che non crediamo, molto spesso repugnanti a predicare su' tetti ciò che riconosciamo tra le mura domestiche, ed avviati pur troppo a mostrare, dolorosamente, che non è tanto


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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