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      difficile conquistare un gran bene quanto è difficile conservarlo. Ma essi non si rifiuteranno certamente a discutere i processi de' tempi nostri; bensì li vaglieranno con tutta la cura possibile, costretti a guardarsi dalle esagerazioni che abbiamo introdotte in un certo senso, dopo quelle che hanno dominato in un senso opposto.
      Che si tratti di quistioni estremamente ardue, è stato già ammesso da coloro i quali hanno voluto vedere un po' addentro nel fatto della congiura del Campanella. E veramente ogni imputazione politica grave, massime in tempo di servitù, suscita sempre nell'animo dello storico una perplessità inevitabile, se non sull'esistenza medesima della colpa ventilata, almeno sulla precisa indole ed estensione di essa. Ma la perplessità cresce a mille doppi nel fatto del Campanella, trattandosi di un'imputazione politica complicata da un'imputazione religiosa, seguita da processi senza dubbio formati in tempi orribili per oscurantismo, efferatezza e rapacità, presso al sorgere pauroso di un nuovo secolo, tra lotte giurisdizionali accanite, sospetti governativi eccitati, malumori popolari profondi, inimicizie cittadine roventi, odii frateschi implacabili; aggiungendovi lo zelo ferocemente interessato de' primi Inquisitori, le torture e spoliazioni inaudite, il terrore universalmente diffuso, la sollecitudine in molti e nello stesso Campanella di salvarsi ad ogni costo, il guiderdone apertamente dimandato da alcuni plebei, e non meno apertamente ambito da alcuni nobili, si ha un cumulo di quistioni non solo oscure, ma anche complesse ed intralciate al più alto grado.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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