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      A tredici anni aveva appreso le regole della grammatica e dell'arte versificatoria in guisa, da poter dettare in prosa ed in verso quanto piacesse, e diedi fuora molte poesie, ma non robuste: indi a poco incogliendomi una quartana durata sei mesi, a circa 14 anni e mezzo avvenne che mio padre volesse mandarmi in Napoli, chiamatovi da Giulio Campanella lettore di giurisprudenza: ma contemporaneamente volli far professione nella religione de' Domenicani, avendo udito di essa un eloquente predicatore e gustato dal medesimo i principii della logica, massimamente poi essendo rimasto preso dalla storia di S. Tommaso e di Alberto Magno"(34). Adunque fin da che dimorava in Stilo, sotto l'influenza del P.e predicatore Domenicano suo maestro di logica, egli volgeva in mente di vestir l'abito di frate; ma vi si decise in Stignano, mentre gli si faceva premura dal padre e dallo zio Giulio lettore in Napoli di recarsi in questa città per attendere allo studio della legge. Chi era questo zio Giulio, e dove e quando il Campanella vestì l'abito di frate?
      Uno degli eruditi calabresi dimorante in Napoli nel principio di questo secolo, Michelangelo Macri citato dal Capialbi, trovò un Giulio Cesare Campanella di Stilo nell'albo de' dottori, laureato il 6 marzo 1585; noi abbiamo trovato nel Liber juramentorum il suo giuramento autografo prestato appunto nel marzo 1585(35). Riflettendo a questa data, verrebbe in mente che costui non potesse insegnare nell'epoca indicata dal Syntagma, cioè a dire verso il 1582, tre anni prima di aver presa la laurea: invece bisogna sapere che per antica consuetudine, in Napoli, coloro i quali volevano aprirsi una carriera, innanzi di laurearsi e mentre erano soltanto licenziati o "professi" come allora si diceva, solevano dimandare ed ottenere annualmente un permesso di fare una determinata lettura, quando non si prendevano tale permesso da loro; poichè non si faceva allora un mistero che il privato insegnamento servisse, come fino ai giorni nostri ha servito, principalmente all'insegnante, per dargli occasione di rifare molto meglio la propria istituzione e procurargli nel medesimo tempo qualche sussidio.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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