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      Indubitatamente questo dovè procurargli molte avversioni, essendo tutti i frati seguaci esclusivi delle dottrine Aristoteliche; e a tale fatto, essenzialmente vero, furono di poi attribuite le più gravi conseguenze dal Campanella medesimo e quindi da' suoi biografi, essendosi ad esso ascritte tutte le sue sventure. Nè pare dubbio che veramente in Nicastro il Campanella siasi ingolfato nella lettura de' maggiori filosofi dell'antichità, e che abbia quivi per la prima volta, nel calore de' diverbii, udito nominare Bernardino Telesio, onde s'invogliò di leggerne le opere, che potè avere solamente quando si recò a Cosenza. Ecco come egli ci narra tali cose con maggiore larghezza nella prefazione del suo volume scritto poco dopo, vale a dire la Philosophia sensibus demonstrata. "Coloro a' quali comunicava queste mie opinioni le riferivano ad altri maggiori, e però soffriva non poche riprensioni, come colui che solo era contrario alle sentenze de' grandi filosofi (secondochè dicevano), non davano ascolto alle mie ragioni, ma stretti da esse prorompevano in parole niente pacifiche verso di me. Queste cose io ebbi a patire circa il 18° anno ed egualmente prima. Dopo ciò la verità si fece più ardente e poteva meno tenersi ulteriormente dentro, dicendosi che aveva un intelletto depravato e reprobo come l'aveva un certo Bernardino Telesio Cosentino, onde avversava tutti i filosofi e precisamente Aristotile: fui lieto oltremodo di avere un compagno o duce, da potergli apporre i miei detti e riferirli con una certa scusa, quasi profferiti da altri.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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