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      Aggiungeremo subito che tale profezia potrebbe parere un'invenzione de' tempi del processo, per darsi una spiegazione della congiura; ma si vedrà in sèguito essere stata senza dubbio ripetuta pure qualche altra volta dal Campanella medesimo, il quale credeva di avere avuto non solamente tre ma sette pianeti ascendenti favorevoli. Oggi tutto ciò farebbe sorridere; ma bisognerebbe ignorare che l'astrologia era allora la scienza ricercata da' più forti ed audaci intelletti, e chi l'ignorasse potrebbe trovarne nel D'Ancona eruditissimi cenni, che vanno tenuti presenti per bene intendere i tempi e le cose delle quali trattiamo(55). Il filosofo ad ogni modo si legò un po' troppo all'Ebreo, trattava con lui nella città e nel convento, insieme con altri laici ed anche da solo a solo, e tale sua condotta increbbe molto a' superiori. Fu quindi mandato in Altomonte, ma là fu pure seguito dall'Ebreo, nè si astenne dal trattare con costui per molti giorni; naturalmente ne dovè patire acerbe riprensioni e gravi accuse, e nel ritornare di poi a Cosenza, si sparse certamente la voce che, esortato dall'Ebreo, volesse deporre l'abito di religioso ed andarsene con lui a Napoli. Il Priore del convento fra Giuseppe Dattilo, avvertito di ciò da fra Domenico di Polistina Reggente, chiamò il Campanella e lo riprese; egli rispose che volea deporre l'abito perchè non avea fatto professione in età perfetta, ma poi se ne astenne, sibbene partì da Cosenza per Napol
      i, e rimase incerto se partisse con licenza o no; solo è certo che fu ritenuto da tutti essere partito in compagnia dell'Ebreo, aggiungendosi che costui era stato "la ruina del Campanella" e che di poi fu giustiziato, taluno diceva in Napoli come spia del Turco, qualche altro diceva in Roma come eretico(56). Queste cose si rilevarono nel processo, e vedremo che non vi mancò nemmeno la testimonianza di fra Dionisio medesimo, niente sospetta e del tutto spontanea, atta a far intendere se non i particolari dell'incidente, per lo meno la sua gravità: poichè avendo un frate già compagno del Campanella in Cosenza (fra Vincenzo d'Amico) affermato che si era detto essere il Campanella partito di Calabria con un certo Abramo, e che egli diceva di partirsi a motivo delle persecuzioni del Provinciale MPietro Ponzio, fra Dionisio, interrogato senza alcuna prevenzione, si affrettò a dichiarare, che trovandosi lui a quel tempo in Napoli nel convento di S. Caterina a Formello, suo zio, il quale era allora Provinciale di Calabria, gli scrisse che se voleva la sua benedizione ed essere tenuto per nipote, non avesse pratica col Campanella, il quale se n'era "fuggito di Calabria con un Ebreo di cattivo nome" e questa fuga avea recato grave scandalo.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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