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      In verità i frati, almeno in Napoli, si sforzarono sempre di soppiantare i medici nelle letture di filosofia nel pubblico studio, ma per lunghissimo tempo non vi ebbero fortuna, malgrado il favore de' Vicerè bigotti; basta dire che scorso perfino un altro secolo, il Cappellano maggiore ancora scriveva al Vicerè doversi le letture di filosofia tenere da' medici e non da' frati, poichè gli studenti non andavano a udire i frati(64). Bisogna quindi guardarsi pure dal credere che le controversie filosofiche si agitassero solamente tra' frati, e si può pertanto conchiudere non esser punto difficile che il Campanella, appena venuto in Napoli, si sia trovato a far parte di una disputa filosofica in una Chiesa. Ciò che ci pare piuttosto difficile si è che egli sia poi andato ad abitare il convento di S. Domenico.
      Le circostanze che menarono il Campanella a Napoli, la sua così detta "fuga dal convento di Cosenza" coll'indignazione dei superiori, parrebbero un grave argomento per escludere che egli fosse andato ad abitare il convento di S. Domenico; ma per verità l'argomento non è grave, attesochè il sistema de' tempi era rappresentato da una singolare alternativa di debolezza e di violenza grandissima, ed i frati specialmente Domenicani vivevano più che in libertà, in licenza sconfinata. Invece più grave argomento è quello della difficoltà che i Domenicani calabresi avventizii incontravano ad avere una stanza ne' conventi di Napoli. Esistevano nella città non meno di 9 grandi conventi di detta Religione, quattro ordinarî e cinque riformati, ma i così detti "fuochi" di Domenicani nella città e nei borghi si elevavano a non meno di 16, con 682 "anime", la più alta cifra dopo quella de' Francescani e de' Benedettini(65): veramente, oltre i frati del Regno e gli spagnuoli, si trovavano fra loro anche parecchi lombardi come del resto parecchi del Regno si trovavano ne' conventi di Lombardia, essendovi relazioni molto frequenti fra le due regioni dominate dalla stessa potenza spagnuola; pertanto i frati calabresi, venendo in Napoli, non potevano avere facile accesso in questi conventi, al punto che dovè più tardi pensarsi a fabbricarne uno espressamente per loro.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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