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      ste in Padova, cioè a dire durante tutto il 1593 e buona parte del 1594, in mezzo a molte angustie come vedremo tra poco. Indubitatamente il Campanella in tale periodo diè buona prova di quella grandissima operosità, che si può dire essere stata sempre la sua gloria maggiore, e si può dire anche essere stata la salvezza sua: non avrebbe potuto reggere a tanti colpi avversi, ma l'occupazione continua glie li fece sentire meno vivamente, e forse impedì che ne rimanesse schiacciato. Una sola osservazione intanto vogliamo fare sulle opere anzidette, ed essa è che le due ultime, quelle Della Monarchia de' Cristiani e Del Regime della Chiesa, entrambe di ordine politico-religioso, trovandosi in coda all'elenco debbono rannodarsi all'ultimo periodo della permanenza del Campanella in Padova, al periodo de' nuovi e gravi travagli che vi soffrì; e bisogna tener conto di questa circostanza, per intendere non tanto lo spirito, quanto la misura delle dottrine che vi si fece a sostenere.
      Con ogni probabilità il Campanella, non ostante il suo privato insegnamento, dovea menare in Padova una vita molto misera, e sospettiamo che i frequenti invii di opere a D. Lelio Orsini e a Mario del Tufo, tra gli altri significati, aveano anche quello di un certo modo di chiedere sussidii usato ed abusato in ogni tempo da' letterati poveri; oltracciò il processo già sofferto dovea farlo tenere sotto una sorveglianza speciale ed anche puntigliosa, come si argomenta dal vederlo continuamente oppresso da imputazioni diverse, talune insulse e talune serie, piene di grave pericolo sempre.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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