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      Nel caso presente, si vedrebbe anche come il Campanella abbia avuto tutto l'agio di difendersi e guadagnarsi l'assoluzione.
      Più malagevole dovè riuscire il discolparsi del non aver rivelato il giudaizzante col quale avea disputato de Fide, e di essersi reso colpevole di eretica pravità come allora si diceva. La denunzia era di obbligo assoluto, e la mancanza di essa nelle circostanze indicate bastava a far nascere il sospetto di eresia. Forse il Campanella potè dapprima addurre essersi l'opponente dichiarato vinto nella disputa, e quindi a lui rimanere il merito di averlo convertito; ma ciò non lo disobbligava dal farne parola al S.to Officio, e d'altronde il giudaizzante dovè mostrarsi pervicace: nè diciamo ciò a caso, ma dopo la matura considerazione di quanto il Campanella ne lasciò scritto, e dopo il fatto di un giudaizzante da noi rinvenuto nelle scritture di questo periodo, da potersi riferire appunto a' travagli del Campanella. Cominciamo dal notare che questi travagli avuti pel giudaizzante son citati dal Campanella non solo nella lettera al Papa, dove son posti in primo luogo (mentre nella lettera allo Scioppio pubblicata dallo Struvio mancano affatto), ma son citati anche nella Narrazione pubblicata dal Capialbi, dove figurano quasi come i soli travagli avuti dal S.to Officio, prima de' travagli di Napoli. Le parole testuali della lettera sono, "primo ex dicto unius Judaizantis molestatus"; quelle della Narrazione (pag. 52) sono, "fu travagliato.... nel S. Officio perchè non rivelò un fugitivo hebraizante con cui esso Campanella disputò de Fide in Padova, e quello fu poi carcerato a Verona". La parola "fuggitivo" nella terminologia del S.to Officio significa uno che è scappato dal carcere od anche si è sottratto alla forza mandata a catturarlo, ciò che bastava a costituirlo in una certa convinzione della colpa appostagli; invece nella terminologia fratesca significa un frate che ha abbandonato l'ordine monastico, e nella terminologia de' disputanti significa uno che usa un ripiego per cessare dalla disputa sentendosi vinto; non ci pare dubbio che in uno di questi due ultimi sensi la parola "fuggitivo" abbia dovuto essere adoperata dal Campanella.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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