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      Questo frate dunque, mostratosi ebraizzante nella disputa avuta col Campanella in Padova, fu poi carcerato in Verona, e pel detto di lui solo il Campanella venne travagliato. Ora ricercando le scritture di questo periodo noi abbiamo trovato il ricordo di un frate Antonio da Verona coll'abito di cappuccino, il quale per avere sostenuto che Cristo non avea redento il genere umano, come eretico pervicace finì per essere bruciato vivo in Campo di Fiori il 26 7bre 1599, dopo di essere stato varii anni nelle carceri del S.to Officio. Veggano i discreti se non sia plausibile mettere questo fatto in rapporto con le cose del Campanella, e metterlo nel modo da noi tenuto(117).
      Merita intanto di essere considerata l'importanza di questo processo pel povero Campanella, e ciò che andiamo a dire valga anche pel successivo ed ultimo processo di Napoli. L'essere stato già una volta condannato ad abiurare come veementemente sospetto di eresia lo costituiva nella terribile condizione di "relapso", e qualora fosse stata provata in tutta regola la sua colpa, il destino suo non poteva esser dubbio: per la nota massima della giurisprudenza del S.to Officio "lapso non relapso parcitur", egli avrebbe dovuto essere degradato e consegnato alla Curia secolare, con la solita raccomandazione rutinaria di punirlo senza pericolo di morte e senza effusione di sangue e mutilazione di membra, della quale raccomandazione era bene inteso che la Curia secolare non tenesse conto, o ne tenesse conto adoperando un genere di supplizio tale da non recare nè effusione di sangue nè mutilazione di membra.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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