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      Lo stesso diciamo, ma con minore asseveranza, circa quell'altro indirizzato "Alli defensori della Philosophia greca"(137), che al pari del precedente è improntato ad alti e nobili sensi. Non è dubbio poi che alla dimora in Roma, e all'ultimo tratto di tale dimora, debba riferirsi il Sonetto "A Cesare D'Este" etc.(138): esso ci offre anche una data certa, atta a far conoscere sino a che tempo il Campanella continuò a dimorare in Roma: poichè quivi fu scritto, mentre gli spiriti erano eccitati dalla spedizione pel possesso di Ferrara che Papa Clemente intraprese contro Cesare D'Este. Ne riparleremo a suo luogo.
      Uscito in libertà, il Campanella prese stanza nel convento di S.ta Sabina, e tutto induce a far ritenere che sia stata quella una stanza obbligatoria. Ivi compose il Dialogo o Discorso politico contra i Luterani, e Calvinisti, della vera Religione e del Lume Naturale Deformatori, come reca la copia ms. esistente nella Bibl. naz. di Parigi (Ital. n. nuov. 106), copia che si ha tutta la ragione di credere quella medesima destinata dal filosofo al Card.le Alessandrino: un'altra copia se ne ha in Roma nella Casanatense (XX, V, 28), ma molto scorretta, e di essa si servì il prof. Fiorentino per darci un sunto ed un profondo esame del Dialogo(139). La data precisa della composizione del libro deve dirsi lo scorcio dell'anno 1595; ciò risulta dalla data della lettera autografa del Campanella a fra Alberto Tragagliolo, annessa alla copia esistente in Parigi. Questa lettera fu già pubblicata dal D'Ancona(140), ma con varie inesattezze introdottevi da colui che la trascrisse, e particolarmente nella data, che fu detta "21 1Obre 1599" mentre pure si conosceva molto bene che in tal tempo il povero Campanella si trovava non nella quiete del convento di S.ta Sabina, ma nel colmo de' terrori del Castel nuovo di Napoli; noi la ripubblichiamo tra' nostri Documenti, avendola diligentemente ricopiata in Parigi(141). Da essa si vede che il Tragagliolo, con sua lettera, avea consigliato il Campanella di dedicare il Discorso al Card.le Alessandrino, protettore dell'Ordine Domenicano, cui aveva già presentato e raccomandato il filosofo; e costui supplica il Tragagliolo di volere lui medesimo presentare quel suo "primo Discorso", e farlo "raccomandato in quel bisogno che sa". Tale bisogno verosimilmente era la liberazione dall'obbligo di risedere in S.ta Sabina e la facoltà di poter tornare in Calabria, ciò che appunto induce ad ammettere un'uscita dal carcere già da alcuni mesi, in caso contrario l'istanza sarebbe riuscita impossibile: pertanto, malgrado il fervore cattolico spiegato nel Discorso in ammenda del suo passato, il Campanella non vide soddisfatto il suo desiderio e dovè aspettare ancora non meno di due altri anni.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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