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      re le date(168). Così nel 1° semestre del 1598 egli trovavasi esasperato da circa 8 anni di prigionia, con disgrazie e vessazioni d'ogni maniera, entro il forte di Castel nuovo: quivi ebbe a visitarlo il Campanella, verosimilmente in compagnia di D. Lelio Orsini; ed è naturalissimo che il Principe siesi allora mostrato desideroso di mutazioni e che il Campanella l'abbia consolato annunziandole vicine, forse anche con una effusione di parole e di voti roventi da una parte e dall'altra. Vedremo poi che quando egli stesso, il Campanella, fu rinchiuso nel Castel nuovo, si consolò a sua volta e consolò i suoi compagni di sventura, con una poesia nella quale si ricordava la dimora del Principe nelle medesime carceri. Nè deve sfuggire che il Campanella, fin da' principii del 1598, era già in grado di conoscere la non lontana andata di D. Lelio Orsini in Calabria quale amministratore e governatore dello Stato di Bisignano, avendo così deciso il tribunale in favore di lui; se non che poi, tergiversando sempre ed anche processando il Presidente De Franchis coll'imputazione di aver manifestati i voti della Curia, ciò che recava la pena di morte, il Governo Vicereale menò in lungo l'ammissione di D. Lelio nell'ufficio, e l'accordò soltanto dietro un ordine di Spagna provocato dal medesimo D. Lelio, che dovè recarsi espressamente per questo a Madrid(169).
      Ma finalmente il Campanella si decise a partire per la Calabria. Nella Difesa, che ebbe a scrivere ad occasione dell'ultimo suo processo, egli espose i motivi che lo spinsero a tale determinazione: era ammalato (egli disse) di occhi e di ernia, da più di dieci anni carcerato o infermo per sciatica, per tisi, per paralisi, come era provato da' medici, cioè Latino Tancredi, Michele Politi e Tiberio Carnevale, a consiglio de' quali, per ristabilirsi in salute, era andato a dimorare in provincia d'onde mancava da dodici anni(170). È certa qui una inesattezza di computo o piuttosto un'esagerazione pe' bisogni della causa, poichè l'assenza dalla provincia era durata un po' meno di nove anni e non già dodici; parimente i dieci anni di travagli, più volte così computati dal Campanella anche in altre occasioni, son dati in cifra rotonda un po' maggiore della vera.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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