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      Fin dal 1590, per essere andato sopra una galeotta di D. Pietro De Leyva, generale delle galere, senza la licenza del Governatore, egli si pose in discordia con costui, e il Vicerè Conte di Miranda dovè intervenire a biasimare l'uno e l'altro(206). Nel 1594 lo stesso Conte di Miranda gli affidava "la visione delli conti delli sindici et altri administratori del peculio dela università di Catanzaro" da dieci anni in poi, e nel 1595 gli prorogò il termine assegnatogli per tale commissione(207): naturalmente egli dovè così riuscire bene accetto ad una e odioso a un'altra delle due fazioni che si laceravano in Catanzaro. Il Vicerè Conte di Olivares, dal 1596 in poi, gli affidò egualmente diverse missioni ed ebbe più volte a mostrarsi dispiaciuto di lui pel suo carattere. I contrasti, i diverbî, i soprusi da parte sua riescono abbastanza notevoli, qualche volta rasentano perfino il comico, e gioverà averne notizia, trattandosi di un individuo di tanto interesse per le cose del Campanella. Nel marzo 1596 il Vicerè è costretto a scrivere all'Audienza che faccia osservare all'Avvocato e al Procuratore fiscale gli ordini che tengono: l'Avvocato maltrattava il Procuratore, al punto che mentre costui se la passava con un po' d'allegria in casa tra le persone di sua famiglia, essendo l'ultima notte di carnevale, gli mandò un suo schiavo negro a tirare molte sassate alla porta e alle finestre. Poco dopo, in aprile, il Vicerè fa sapere all'Audienza di avere scritto all'Avvocato, "da che il suo stile è di scomponersi con tutti li officiali del tribunale" che tenga ogni buona corrispondenza col Governatore e gli Auditori, avvertendo che essi debbono eseguire il simile: infatti con sua lettera quasi contemporanea scrive all'Avvocato, "semo stati informati che al spesso per l'ingiusti termini di procedere che da voi si usano turbate la quiete di questo tribunale discomponendovi tanto con il magnifico governatore di quessa provintia quanto con li magnifici auditori, non tenendo con essi la correspondentia che si ricerca et doveti, volendo voi solo componer ogni cosa con extraordinaria authorità, il che non possemo credere, che quando lo sapessimo di certo, non mancariamo di fare contra di voi le debite provisioni che si ricercano"(208). Nella stessa data è costretto a scrivergli che non faccia "tirare a costo del R.° fisco una piazza de algozino ordinario, e cossi anco una piazza di 5 ducati il mese di soldato di campagna da doi soi criati di casa"; e più tardi, in maggio, dietro le istanze dell'Avvocato scrive al Governatore che gli restituisca lo schiavo che si trova in suo potere, donde apparirebbe che questo schiavo fosse il ministro delle prepotenze dell'Avvocato(209). Verso lo stesso tempo vuol sapere dall'Avvocato perchè è partito dall'Audienza, malgrado l'ordine che nessuno parta senza licenza scritta, e più tardi vuol sapere perchè va poche volte al tribunale; in sèguito lo minaccia perchè non ha eseguito gli ordini di tenere bona corrispondenza col Governatore, e contemporaneamente inculca al Governatore che tenga bona corrispondenza coll'Avvocato, altrimenti provvederà, notandogli che una volta si è sdegnato con lui al punto di fargli minaccia di volerlo carcerare; se non che è costretto a dimandare all'Avvocato, come mai, dovendosi inviare un Commissario a Policastro ed essendo stato scelto dal tribunale questo Commissario, egli ne abbia poi inviato un altro(210). Intanto, mentre gli si era ingiunto che non partisse dall'Audienza, accade un brutto fatto in Cassano, e lo stesso Vicerè ve lo manda "malgrado li precedenti ordini in contrario"; e negli anni seguenti lo manda a Reggio pe' gravi trambusti suscitati dalle lotte tra i Melissari e i Monsolino, ed egli carcera alcuni de' contendenti già menzionati altrove, ma si trova che ha fatto bandi, abbreviato i termini della forgiudica, promesso indulti, cose che nemmeno tutto il tribunale dell'Audienza avea facoltà di fare senza un ordine speciale, e quindi gli s'ingiunge di partire da Reggio e tornare all'Audienza; non di meno egli non se ne cura, e si trova dippiù che contro la volontà dell'Audienza ha fatto aprire le carceri, estrarre un carcerato e consegnarlo allo Stratico di Messina che lo reclamava, onde gli si ordina che lasci immediatamente Reggio e torni all'Audienza(211). Abbiamo poi veduto come egli appunto venisse mandato ad estrarre dalla Chiesa il diacono selvaggio Marcantonio Capito, affrontando lo sdegno e la scomunica del terribile Vescovo di Mileto; aggiungeremo che nel 1599 lo si trova mandato per un altro affare scabroso a Tropea dove un dot.r Francesco Blanco falso Commissario Regio con 34 soldati armati a modo di banditi faceva le parti di un vero Commissario, ed egli giunge ad arrestarne 21 col loro capo; di poi lo si trova colpito da rimproveri


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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