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      Senza dubbio egli intendeva il secolo d'oro con un governo sacerdotale, come l'intendeva anche Platone, vale a dire con un capo politico e religioso ad un tempo; ma i principii che dovevano campeggiare nel secolo d'oro, e nella sua repubblica destinata a farlo gustare, erano ben diversi da quelli del Concilio di Trento e delle Prammatiche spagnuole. Creda dunque chi vuole alla sua fede nella Monarchia universale da doversi acquistare da Spagna, e nella Monarchia cristiana da doversi reggere da Roma; noi ci permetteremo sempre di dubitarne moltissimo, almeno pel periodo che stiamo svolgendo e che fu appunto quello in cui egli scrisse la Monarchia di Spagna. Certa solamente giudichiamo la sua fede nella "profezia naturale e divina" quale egli l'espose ne' documenti sopra indicati, e però non crediamo che in lui la maschera del profeta abbia coverto il volto del cospiratore. Ci mena a ritenerlo la sua devozione costante alla sapienza per istinto divino e all'astrologia, come pure la qualità medesima della sua impresa; giacchè, per quanto i più sublimi atti di patriottismo risultino spesso una sublime follia, riescirebbe incredibile la follia di voler liberare il suo paese, con mezzi tanto limitati, da una potenza così sterminata come era a que' tempi la spagnuola, senza la fede in eventi straordinarii più o meno vicini, e in una grande missione alla quale per osservazioni proprie e d'altrui si credeva chiamato. Nè riesce dubbio che egli solo, animato da queste convinzioni, potè con acconci discorsi ispirare a determinate persone il proponimento audace di liberarsi dalla signoria spagnuola e costituirsi in repubblica.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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