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      La notizia pura e semplice della vicina fine del mondo, come già altre volte era avvenuto dovunque, avrebbe tutt'al più ispirata a' calabresi la donazione de' beni alla Chiesa per salvarsi l'anima; invece in parecchi di loro, stati già in relazione col Campanella e dediti a raccogliere compagni armati, si trovò non solo la notizia di vicine mutazioni ma anche la notizia della "prossima apertura de' sette sigilli", il proponimento della "fondazione di una repubblica" con norme analoghe a quelle più tardi esposte nella Città del Sole, e sempre sotto gli auspicii del Campanella, nuovo profeta, nuovo legislatore, nuovo Messia, dottissimo in tutte le scienze, capacissimo nella divinazione del futuro, inoltre possessore di spiriti quantunque egli lo negasse costantemente.
      Vediamo ora i particolari della sua azione. Nelle conversazioni private, uno de' primi cui manifestò dovervi essere una repubblica fu certamente fra Gio. Battista di Pizzoni. Costui fin dal 7bre 1598, come affermò il Campanella nella sua confessione in tormentis, si preparava a difendere certe "conclusioni" nel Capitolo da doversi tenere nel maggio 1599, e tra esse v'era una de statu optimae reipublicae; il Campanella, richiesto di consigli, parlò di questa repubblica, e disse che si dovea avere prima della fine del mondo perchè così era profetato(241). Un altro con cui parlò di mutazioni e di futura repubblica fu fra Dionisio, dopochè costui venne da Roma e narrò i particolari dell'inondazione del Tevere, i quali doverono realmente destare una sensazione profonda; ne parlò quindi certamente ad altri, e poco dopo, lasciato ogni riserbo, ne fece il tema di una delle solite prediche nella Chiesa del convento.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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