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      Ad ogni modo il Campanella e il Governatore rimasero in termini amichevoli(247): nè veramente il Governatore sospettò mai del filosofo; bensì vedremo che non mancò di occuparsi della cattura dei frati, quando si giunse a fargliene comprendere i disegni.
      Tutto ciò mostra che il nome del Campanella risuonava in una sfera larghissima; e la cosa merita di essere notata, poichè da lui medesimo nelle sue Difese, e poi da molti altri fino a' giorni nostri, è stato detto impossibile che un povero frate, da poco tempo venuto in Calabria, avesse concepito un così audace progetto, ed avuto tanto credito. Ma le sue stesse affermazioni in altri documenti, al pari degli atti processuali, mostrano che il suo credito era divenuto straordinario. Egli medesimo affermò, che "tutta la gente" accorreva a lui per dimandargli della "fine del mondo e della renovation del secolo" dopo che egli le avea predicate, che inoltre "quando caminava per le ville e pe' castelli, si vedeva innanzi stupefatto torme di uomini che chiedevano rimedii per le proprie infermità e per quelle delle pecore e de' buoi", ed egli li indicava, e "tutti ritornavano lodando Dio"(248). Nell'insieme del processo che ne seguì, da qualunque lato, da' frati e da' laici, da' fautori e da' persecutori, da' più alti e da' più umili, egli trovasi riconosciuto ed acclamato sempre "dottissimo in tutte le scienze, grandemente dotto, grand'omo", e il suo credito si rivela altissimo ed incontrastato. A lui venivano "le migliara di persone"; e l'accorto e prudente fra Pietro di Stilo, suo angelo tutelare, lo riprendeva pel tanto conversare con laici: tutti chiamavano "beato" il povero padre suo, e i nobili e Signori, particolarmente il Marchese d'Arena e il Principe della Roccella, che dimoravano più d'appresso a Stilo, lo vedevano volentieri e talvolta lo chiamavano nei loro castelli(249). Non ci è noto di che discorressero; ma senza dubbio l'argomento principale de' discorsi doveva essere la vicina fine del mondo, con tutti i cataclismi e l'immancabile secolo d'oro che dovevano precederla: e merita pure di essere ricordato un fatto da molti deposto nel processo, che cioè egli aveva una forza di persuasiva straordinaria, "perchè quando parlava tirava ognuno a lui". Ma vi era anche qualche motivo riposto, atto a spiegare il prestigio di cui godeva, poichè l'ingegno, gli studii, i libri composti non sarebbero stati sufficienti in Provincie nelle quali, bisogna riconoscerlo, neanche oggi queste cose rappresentano i fondamenti del credito.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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