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      Vedremo che il Campanella nella sua confessione in tortura, rivelando coloro i quali doveano con lui predicare per la repubblica, nominò il Pizzoni, il Petrolo, il Lauriana, fra Dionisio, e soggiunse che fra Pietro di Stilo avea saputo la cosa all'ultima ora, e nemmeno interamente, poichè non ispirava fiducia, essendo un pazzo! Evidentemente il Campanella volle nascondere qualche cosa, ma la definizione che diè del suo amico, messa in raffronto con gli scherzi di lui intorno a' beneficii della grande impresa, conferma che fra Pietro ci credeva poco, e vi si trovò impigliato per compiacenza più che per convincimento. Secondo le sue deposizioni, allorchè s'incontrarono in Arena, il Campanella gli avrebbe parlato delle profezie, delle mutazioni prossime e dell'esser bene per chi si trovasse armato, e presolo per la mano gli avrebbe detto, "fra Pietro, è stato scritto contro di me da quelli di Stilo al Nuntio et al Papa, ch'io ho amicitia di banniti, per questo io me spagnio, (int. mi spavento) un poco". Ma forse accadde appunto il contrario, e dovè fra Pietro spaventarsi un poco ed avvertire ancora una volta il Campanella, che qualcuno di Stilo avrebbe potuto rivelare la sua amicizia co' banditi: circa poi le profezie e tutto il resto, fra Pietro dovea aver conosciuto da lungo tempo ogni cosa, e forse anche per esse egli ebbe tanto meno la forza di contraddire al Campanella, mentre tutti vi credevano e a tutti una mutazione pareva inevitabile. Così non poche furono le ragioni che l'indussero ad uscire dalla sua riserva e farsi latore di lettere, le quali, se fossero cadute nelle mani degli ufficiali Regii, l'avrebbero compromesso nel peggior modo.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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