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      La riunione ebbe luogo presso il convento, in un castagneto, all'aperto, e come il Campanella scrisse nella sua Dichiarazione, essi cominciarono dal dimandargli segreti per aver donne che egli pose in burla (la solita maniera di considerare il Campanella); di poi, pregato da Maurizio che avesse detto a que' gentiluomini la faccenda delle mutazioni, egli le confermò, e "tutti gli si offersero che volesse esser capo et predicare" perchè l'avrebbero seguitato; ma egli non volle e si partì per disgusto, andandosene a S.ta Caterina, e dopo tre giorni a Stilo. Non sarà inutile il dire che di poi, nel processo, tanto Gio. Paolo di Cordova quanto Gio. Tommaso di Franza confessarono il convegno avuto col Campanella, e lo confermò pure Tommaso Tirotta servitore di Maurizio: solamente il Cordova aggravò piuttosto la condizione di Orazio Rania che era già morto quando egli fece la sua deposizione (secondo il metodo abituale dei giudicabili), e il Franza nominò fra Dionisio come colui che gli avea già parlato delle mutazioni da parte del Campanella; l'uno e l'altro poi dissero che fra Dionisio veramente, più tardi in Catanzaro, richiese la loro opera per la ribellione, essendosi nel convegno discorso soltanto di un segreto che fra Dionisio avrebbe in sèguito manifestato. Ma per quanto apparisca possibile che fra Dionisio avesse già parlato col Franza, vedremo altrove che da parte di costui c'erano forti ragioni per le quali egli dovea sforzarsi di aggravare la mano su fra Dionisio in questo negozio, ed oltracciò in entrambi ci era tutta la convenienza di mostrare che le istanze per la ribellione erano state fatte più tardi.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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