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      Lasciando Davoli, il Campanella si recava a S.ta Caterina e là rimaneva, come egli medesimo assicurò, "tre dì a spasso". Dagli atti del processo di eresia sappiamo che dimorò nel convento Domenicano di S. Nicola esistente in quella terra, e che i frati l'onorarono con banchetti, alcuno de' quali finì in un'orgia immonda, se deve credersi alla deposizione di una vedovella molto pudica e serva di Dio, ma altrettanto energumena contro fra Tommaso e con ogni probabilità tratta in inganno(289). Del resto un'orgia immonda tra' frati di quel tempo, dopo un desinare, non era cosa straordinaria, e il processo medesimo ne ricorda un'altra, comunque in proporzioni assai minori, avvenuta in Nicastro durante il priorato di fra Dionisio: ma dobbiamo notare che appunto in S.ta Caterina "diciano le genti che (il Campanella) non guardava hom'in faccia ma sempre si guardava la unghia", onde potè accreditarsi la voce che avesse il suo spirito familiare proprio nell'unghia(290). Ciò mostra solamente ch'egli stava in un contegno assai riservato: non sappiamo pertanto se nell'andare a S.ta Caterina abbia avuto qualche scopo recondito, ma è probabile che sia stato indotto a ripetervi le profezie sulle future mutazioni, ed oltracciò abbia dovuto abboccarsi con altri affiliati di quella terra, giacchè vedremo essere stati poi forgiudicati per la ribellione anche FrancPaolo Santaguida ed Antonio Merlino di S.ta Caterina. Ma finalmente se ne tornò a Stilo, nè mai più ebbe ad allontanarsene fino al momento in cui la congiura fu scoperta.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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