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      Una volta con taluni di costoro si fece una scampagnata sul monte Consilino, il monte di Stilo lodato dal Campanella anche nelle sue Poesie, e non vi mancò il discorso della montagna, come quello del Redentore: ma di esso conosciamo appena qualche frase, la quale del rimanente basta a mostrare che vi si svolsero le più rosee speranze in un lieto avvenire; il monte fu chiamato "monte pingue e di libertà". E senza dubbio a misura che le speranze crescevano, vedendo le cose della congiura avviate tanto bene, con gl'individui sopra nominati, e con altri anche, il Campanella fu all'ultim'ora un po' meno guardingo, e di tratto in tratto enunciò alcuni principii politici e religiosi, che ci fanno capire con bastante larghezza quali idee fervessero nella sua mente: gli stessi aderenti suoi furono allora più espansivi co' loro parenti ed amici, onde accadde che solo durante la persecuzione venissero a galla molte notizie del detto genere, le quali sembrarono di nuovo conio e potrebbero tuttora credersi foggiate da' persecutori; ma vedremo che non manca il modo di convincerci che tale opinione sarebbe insostenibile, e che solamente può ammettersi la diffusione di una parte di dette notizie per non avere gl'inquisitori serbato il silenzio voluto dalle leggi. Vi furono per altro sempre cenni staccati, ed anche semplici "motti" come li disse il Petrolo, giacchè que' principii, in ispecie i religiosi, non riuscivano nemmeno graditi a tutti gli aderenti: abbiamo infatti veduto che quando il Campanella diede qualche barlume di riforma religiosa a Maurizio, costui dichiarò che non vi avrebbe mai consentito; qui dobbiamo aggiungere che p. es.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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