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      Paolo Campanella, avendo una volta udite certe proposizioni intorno alla Trinità ed all'Eucaristia, dichiarò al fratello Fabrizio che avrebbe pagato 50 ducati per non udire quelle proposizioni; da ciò si vede che gli uditori doverono di tempo in tempo rimanere scandalizzati, ma sino a che durò il fascino della parola del Campanella, nessuno ebbe ardire di fargli opposizione. Del resto, se con gli amici e parenti spesso citati fu più o meno esplicito secondo il rispettivo grado di familiarità, con tutti gli altri fece appena intendere qualche cosa a sbalzi, bensì sempre in modo da destare un notevole entusiasmo, segnatamente dal lato politico, acquistandosi il titolo di Messia, non che di futuro Monarca del mondo.
      Invano dunque si cercherebbe un quadro autentico, pieno ed intero, delle istituzioni politiche e religiose che il Campanella si proponeva di attuare con la futura repubblica; ma adunando le notizie sparse, ed ordinandole, si potrà avere un quadro notevolissimo. Basterà dare dapprima uno sguardo a ciò che fecero conoscere fra Pietro di Stilo e il Petrolo, i quali si trovarono più strettamente uniti al Campanella appunto all'ultima ora, e poi, per le convenienze della causa, a suggestione del medesimo Campanella, non tacquero le eresie da lui enunciate; quindi nel modo più sommario possibile, a fine di non incorrere in eccessive ripetizioni, dare un cenno di ciò che vedremo raccolto dal Vescovo di Squillace in un singolare processo, nel quale tra moltissimi interrogati figurarono anche i parenti liberi di Giulio e Marcantonio Contestabile, buona parte dei Carnevali, alcuni parenti del Prestinace, di fra Pietro di Stilo ec., Giulio Presterà e Francesco Vono con altri amici, conoscenti, estranei, dietro una citazione larghissima; aggiungendovi anche le notizie più degne di fede raccolte ne' processi principali, alcune delle quali abbiamo già avuta occasione di narrare, e mettendo un po' d'ordine in tutta questa farragine di cose, si avrà ciò che si cerca, non senza un certo riscontro molto notevole, onde ne rimane accresciuto il grado di credibilità. Naturalmente questa lunga serie di detti e fatti del Campanella non appartiene tutta all'ultimo periodo della congiura, ma, come abbiamo notato, vi appartiene per la più gran parte, essendosi il Campanella reso mano mano più esplicito; se non che oramai, al punto cui siamo pervenuti, una precisione cronologica, mentre riesce impossibile, riesce anche superflua, e senza mettere interamente da banda la cronologia, conviene sforzarsi di avere innanzi agli occhi tutto il complesso delle idee manifestate dal Campanella, onde farsene un concetto ben chiaro e meno fallace.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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