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      - Tutte le dette cose per la maggior parte le abbiamo udite dalla bocca propria di fra Dionisio Ponzio, che per tale motivo va per diversi luoghi, e di Matteo Famareda, e vedutele per evidenti segnali e lettere di fra Dionisio che ci hanno mostrato. Speriamo d'ora innanzi tenere di ciò notizia più particolareggiata, sebbene quanto facciamo si faccia tutto con grandissimo pericolo di essere uccisi fin nelle nostre case; ma per servizio di Dio, di Sua Maestà e di Vostra Eccellenza, noi non ci curiamo di spargere il sangue e far notoria al mondo la nostra piena fedeltà e seguire le orme degli avi. - Dat. in Catanzaro il 10 agosto 1599. - Io Fabio di Lauro dò l'infrascritta relazione di mera volontà mia propria, e depongo come quassù in presenza dell'Avvocato fiscale di questa provincia in nome di Sua Maestà, sperando la sua grazia e guiderdone, mano propria. - Io Gio. Battista Biblia dò l'infrascritta relazione di mia propria volontà, e depongo come quassù in presenza del Sig. Avvocato fiscale di questa Provincia in nome di Sua Maestà, sperando la sua grazia e guiderdone, mano propria".
      Successivamente, il 13 agosto, essi mandavano direttamente al Vicerè un'altra relazione(308). Con questa dicevano che meglio informati, poichè andavano ogni giorno cercando di sapere, avendo parlato con alcuni congiurati principali, "credendo essi di tenerli pe' loro più affezionati come avevano loro mostrato e mostravano", aveano potuto toccar con mano che già tutta la provincia era in ordine, che nella Città di Catanzaro vi erano tra' congiurati più di 100 persone principali, "e tra gli altri la Regia munizione stava in ordine per costoro"; che i corrieri e messi andavano tra loro quasi sempre di notte, ed erano per la maggior parte frati e clerici; che essi, i denunzianti, aveano mandato corriere "per avere qualche loro lettera" ed inviarla a S. E., come pure d'allora in poi avrebbero procurato "sapere tutti i nomi de' congiurati". In fondo, come ben si vede, non avevano ancora fatto altri progressi nelle scoverte alle quali attendevano; frattanto magnificavano il "pericolo di essere bruciati fin dentro le loro case" e dicevano che "per ore e momenti stavano aspettando la morte"; assicuravano che i congiurati aveano tra loro "persone grandi e molti di Corte", e soggiungevano che se non si rimediava presto, correva "grandissimo rischio di porsi in rivolta il mondo". Infine conchiudevano rimettendosi alla grazia di S. M.tà e di S. E. da cui speravano "competente rimunerazione di tale e tanto grande servigio". - Vedremo che in sèguito, attendendo sempre "a scovrire la congiura per ordine dell'Avvocato fiscale", giunsero realmente ad avere "tre lettere" le quali trasmisero alle Autorità, come risulta dal Carteggio Vicereale(309), e fecero pure qualche altra scoverta che troveremo espressa(310) nelle loro deposizioni.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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