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      - Pertanto il Vicerè mostrò un certo accorgimento nel non prestar fede a quella miscela de' Nobili, del Papa e del Turco, tutti d'accordo in una congiura, e nel crederla invece una invenzione di frati: ma la grave responsabilità inerente al suo ufficio l'obbligava a preoccuparsene senza ritardo, e naturalmente, trattandosi di persone ecclesiastiche, egli si diresse innanzi tutto a Roma.
      Occupava allora la sedia Apostolica Papa Clemente VIII (Ippolito Aldobrandini), e secondo il costume del tempo, spinto all'eccesso da questo Papa, brillava intorno a lui tutta la tribù degli Aldobrandini. Sarebbe inutile e disgustoso darne l'elenco, ma occorre alla nostra narrazione menzionarne almeno tre: 1.° Cinzio Aldobrandini Cardinale di S. Giorgio, nipote del Papa essendo figlio della sorella Giulia maritata ad Aurelio Personei, e per ragioni facili ad intendersi decorato del cognome materno, creato Cardinale insieme col cugino Pietro nel 1593, ma divenuto Segretario di Stato fin dal 1592, in sostituzione del Vescovo di Bertinoro; 2.° Pietro Card.le Aldobrandini, altro nipote del Papa essendo figlio del fratello Pietro sposo a Flaminia Ferracci, creato Cardinale a 21 anni, incaricato di alti affari e divenuto anche Camerlengo, da non confondersi con un altro Cardinale Aldobrandini (Silvestro), pronipote del Papa essendo figlio della nipote Olimpia maritata a Gio. Francesco Aldobrandini, creato Cardinale impubere, nel 1603; 3.°(314) Jacopo Aldobrandini del ramo di Brunetto Aldobrandini, ramo rimasto in Firenze, figlio di Francesco e Clarice Ardinghelli, già Canonico di S. Lorenzo, poi Referendario della Segnatura sotto Sisto V, poi governatore di Fano etc., poi mandato Nunzio in Napoli nell'aprile 1593, e in dicembre dello stesso anno creato Vescovo di Troia in sostituzione di Monsignor Rebibba, non che assistente al soglio Pontificio(315). Importa molto distinguere principalmente Cinzio, Pietro e Jacopo, i quali si veggono talvolta confusi dagli scrittori delle cose del Campanella: importa del pari avere qualche notizia delle condizioni degli animi nelle Corti di Roma e di Napoli, mentre s'inauguravano trattative le quali ebbero un lungo sèguito, destando armeggi giurisdizionali tanto più delicati, in quanto riflettevano un delitto di lesa Maestà. In generale i Vicerè ostentavano sempre le migliori disposizioni verso Roma, e la Curia Pontificia non soleva tralasciar nulla per avere i Vicerè ben disposti, profittando molto di quella devozione che gli spagnuoli non mancavano mai di mettere in gran mostra, pur quando non la sentivano.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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