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      Era stato pure preso con gli altri il Barone di Cropani per aver detto certe parole sospette (non sappiamo quali), avendo trattato e confabulato con fra Dionisio; il quale avea fatto sapere che portava al detto Barone una lettera di un capo principale de' congiurati, e colui che ciò deponeva l'avea veduta. Gli altri carcerati di basso grado erano piccoli borghesi di Catanzaro, per quanto si può desumere da' primi scritti in una nota che lo Spinelli trasmise più tardi, vale a dire un Pietrantonio di Bergamo, un Nardo Rampano, uno Scipione Nania, un Nardo Curcio, un Marcello Salerno etc.; ma si stimava soltanto degna di annunzio la recentissima cattura di due frati (quella del Pizzoni e del Lauriana, che tra non guari vedremo dove e come e da chi eseguita), e la fuga del Maestro Giurato di Cropani, che per alcune sue parole era stato già carcerato in Cropani dallo Xarava, ed anche prima dell'arrivo dello Spinelli era riuscito ad evadere. Nel riferire al Vicerè tutte queste cose, come anche l'andata e il ritorno dell'Auditore Di Lega a Stilo, e l'invio del Capitano Manrrique e della compagnia del Battaglione a que' luoghi, lo Spinelli continuava sempre a partecipare i risultamenti delle investigazioni. E scriveva essersi trovato che il Campanella e fra Dionisio con altri frati andavano seducendo i popoli, "dicendo che tenevano ordine da chi potea mandarli per questo" e ciò non senza frutto, poichè già aveano molti seguaci, come di ogni cosa si andava prendendo informazione, "coll'avvertenza di registrare a parte ciò che S. E. aveva ordinato"; inoltre che que' due predicavano pubblicamente, in riunioni e conversazioni, alcune cose contro la fede, seminando e persuadendo eresie "in Stilo, suoi casali e luoghi convicini". Ma si fermava ancora sulle notizie concernenti i Nobili ed i Vescovi, e faceva sapere essersi deposto che il Vescovo di Nicastro e il Principe di Bisignano doveano venire incogniti in quelle parti, e notava che quel Vescovo teneva in Calabria tutta la sua casa e i suoi domestici, avendoli da un pezzo inviati da Roma ed essendo rimasto con un solo domestico; poteva quindi esser vero ciò che deponevasi, che avesse a venire di nascosto secondo il convenuto, onde sembravagli doverne avvertire S. E. perchè potesse comandare di far diligenza in Roma e sapere se si trovasse là, giacchè, non essendovi, riuscirebbe accertata la deposizione.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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