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      Abbiamo visto che molti accorsero quando fu preso, in particolare i più grossi Commissionati, il Morano ed il Ruffo co' loro armigeri, e può intendersene facilmente il motivo: ognuno volea farsi bello di questa cattura, la quale in realtà fu eseguita dagli armigeri del Principe della Roccella, onde a costui venne poi attribuita, quantunque egli non avesse fatto altro che spedire i suoi bravi e promettere in nome del Re un buon guiderdone al Mesuraca che gli diè l'avviso, non risultando che siasi recato egli medesimo sopra luogo, siccome da taluni Storici fu detto. Così quel gran numero di armati servì solo ad accompagnare il Campanella e il Petrolo fino a Castelvetere; ma doverono forse esser pure condotti con costoro tredici altri individui catturati in quelle vicinanze, che lo Spinelli, nel riferire in fretta al Vicerè l'importante avvenimento, annunziò essere stati trovati in compagnia de' due frati vestiti da secolari, i quali volevano imbarcarsi ed andare in cerca delle galere toscane o di qualche legno inglese o dirigersi in Turchia, mentre sappiamo da parecchie testimonianze che veramente i due frati erano stati essi soli in mano del Mesuraca. Quegli aguzzini contristavano per via l'animo del Campanella, annunziandogli che dovea morire e manifestandogli che il Pizzoni avea rivelato grandi cose di eresia e di ribellione (ciò che realmente era noto a D. Carlo Ruffo stato presente agl'interrogatorii); inoltre s'ingegnavano di sapere da lui i complici, e raccolsero infatti diversi nomi, segnatamente quello di Mario del Tufo, che uno di loro affermò essere stato pronunziato dal Campanella in tale occasione; ma il Campanella ebbe poi a negarlo assolutamente, spiegando la cosa col dire, che avea manifestato doversi Mario del Tufo, e tutti coloro che erano amici suoi, guardare di non esser presi, perchè li sarebbero andati carcerando.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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