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      Non appena giunto al cospetto del Visitatore egli si gittò a terra e disse, "Padre, non son degno di esser chiamato figlio tuo, ho peccato verso Dio, chiedo misericordia, poichè ho offeso Dio gravemente"; pure, dopo di aver dichiarato come era stato preso col Campanella in abito secolare, essendo fuggito insieme da Stilo perchè fra Tommaso fidava molto in lui, non volle spiegare il motivo per lo quale il Campanella era fuggito; disse solo che la Corte era contro di lui e che fra Dionisio glie l'avea avvertito, ma negò di saperne il motivo. Ed allora gl'Inquisitori ordinarono, con la solita formola, che fosse ricondotto in carcere e custodito "più strettamente e più duramente"; ma egli li pregò che ripigliassero il suo esame, e subito ne venne fuori una deposizione la quale certamente conteneva un po' più di quello che egli poteva sapere(378). Affermò che la Corte era contro il Campanella, perchè costui "era mal christiano et havea opinioni terribili et tentava rebellione". E poi enumerò le opinioni terribili: diceva parergli essere stato eletto da Dio per predicare la verità e togliere gli abusi della Chiesa di Dio, essere i Sacramenti per ragione di Stato, non trovarsi il corpo di Cristo nell'ostia consacrata, non doversi adorare il crocifisso, esser lecito il coito, non esser veri i miracoli di Cristo, come l'ecclissi al tempo della passione non che la resurrezione di Lazzaro, saper lui fare miracoli e volerli fare in conferma della propria dottrina quando predicherebbe; inoltre non esservi paradiso nè inferno, essere l'autorità del Papa usurpata, non esservi Dio e la natura aver avuto il nome di Dio, non esservi Trinità, non doversi osservare il precetto dell'astinenza dal mangiar carne ne' giorni proibiti.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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