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      Mostrava anche di ritenere che S. E. avrebbe comandato di assicurarsi della persona di Mario del Tufo nominato dal Campanella, sebbene egli, lo Spinelli, non l'avesse "posto in iscritto", mentre pure gli veniva nominato da altra parte; e faceva inoltre notare che fra Dionisio aveva nominato a' rivelanti anche il Marchese di S.to Lucido, di cui Maurizio avrebbe avuto tre lettere. Quanto poi a' Vescovi non gli era riuscito di sapere nulla più di ciò che fra Dionisio aveva comunicato a' due rivelanti, eccetto alcune parole che il Vescovo di Mileto si era lasciato dire e che l'Avvocato fiscale avea già riferite a S. E. "non per anco poste in iscritto", ma da porsi "con molta brevità e in quella maniera" che S. E. avea ordinato (d'onde si vede che lo Xarava tenea del pari corrispondenza col Vicerè, e ne' punti più scabrosi procedevasi con grande riserva, prendendo parte il Vicerè medesimo alla formazione del processo); riferiva pure il braccio datogli dal Visitatore, e rivelava il merito di D. Carlo Ruffo suo "parente", che avea preso due frati della stessa setta (il Pizzoni e il Lauriana), e che aveva atteso ed attendeva a quel negozio con tanta diligenza ed accuratezza da sperare di raggiungere per mezzo suo buona parte dell'effetto di questo servizio, e per dargli più animo supplicava S. E. che restasse servita di scrivere tanto a lui quanto al Principe suo nipote, riconoscendo loro i servizii prestati (così questa volta egli cominciava senza ritardo a giustificare la qualità attribuitagli, in suos munificus). Faceva inoltre conoscere di aver inviato l'Avvocato fiscale per tradurre il Campanella da Castelvetere, e per assicurarsi, cammin facendo, de' parenti di lui e degli altri de' quali udirebbe il nome, avendo cominciato a dirli, "prima che se ne penta" (ciò che mostra lo Spinelli malizioso per lo meno quanto lo Xarava). Aggiungeva di aver fatto già trarre in arresto i denunzianti tardivi di Catanzaro e partecipava le buone speranze di avere nelle mani Maurizio e tutti gli altri, pe' molti provvedimenti e le molte intelligenze prese, manifestando che non si farebbe a promettere indulti, se non in caso di grande necessità e di segnalato servizio, quando non si potesse fare diversamente; ed offrendosi a dimandarli altri che non fossero inquisiti di tal delitto, per presentare quelli che lo fossero, lo concederebbe più facilmente "a fine di non indultare complici" (veggasi dunque se Maurizio poteva sperare un indulto). E dubitando che, dietro la cattura del Campanella, procurerebbero di mettersi in salvo molti che non si sapevano, "e potrebb'essere anche dei Vescovi stati nominati", avea posto nel mare di ponente due feluche, le quali scorrendo per quelle marine impedissero la fuga


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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