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      Intanto rileviamo che egli era "confesso", e quindi spacciato.
      Dopo di lui venne la volta del Gagliardo e compagni, i quali intendevano sempre di rappresentare la parte di rivelanti, esponendo le cose dette loro da Cesare Pisano, mentre il tribunale pretendeva che fossero complici. Ma parrebbe che gli esami di costoro fossero stati fatti in Castelvetere, e poi ripetuti anche con la tortura in Gerace: quest'ultima circostanza è sicura, come vedremo più oltre; la prima trovasi attestata dal Gagliardo medesimo, ma in una sua confessione posteriore di varii anni, avutasi quando, per altri delitti, stava per essere giustiziato(422).
      Felice Gagliardo fece un'amplissima deposizione(423). Narrò che già prima della venuta di Cesare nelle carceri, fra Giuseppe Bitonto avea detto che tratterebbe le cose di lui in Condeianni, e frattanto stesse di buon animo "che vederà succedere cose che li saranno di grandissima utilità". Narrò poi la visita fatta al Pisano dal Campanella, da fra Dionisio e dal Bitonto, nelle carceri di Castelvetere verso il 1° luglio, con ragionamenti segreti e la presentazione che il Pisano fece di lui al Campanella, siccome uomo che potea "servire et movere genti", e le parole dettegli da fra Tommaso, "dati credito a quello che vi dirà et raggionerà Cesare, per che quanto ve dirà depende da me" (le quali proposizioni servirono pur esse in sèguito come gravissimo capo di accusa contro il Campanella); inoltre narrò le parole dettegli da fra Dionisio, "attendetivi à disbrigare, perchè fra Gioseppo vicario de Condeianne vi procurarà la remessione delle parti, et come sareti fore, raggionaremo di meglio garbo, fra tanto Cesare Pisano vi raggionarà a luongo, datili credito"! Narrò di avere udito da detto Cesare e da' frati che erano venuti ad oggetto di trattare col Principe della Roccella per fare liberar Cesare, il quale di poi comunicò così a lui come al Marrapodi e al Conia, che il Bitonto in S. Giorgio gli avea detto essere Campanella il primo uomo del mondo, ed essere andato molto tempo in giro trattando con molti potenti e particolarmente col Turco mediante lettere, "per far sollevare questo Regno, et levarlo dalla suggezione di Rè di Spagna et metterlo in libertà, et che per tale effetto havea uniti li fuorusciti dell'una et l'altra provintia di Calabria al numero di 800, et che pensavano un giorno di questo mese di Settembre fare detta sollevatione, et che volesse esso Cesare entrare in detta congiura, et che convocasse quanti amici et parenti potesse, al che esso Cesare s'offerse". Aggiunse di aver udito parimente da Cesare che alla congiura partecipava il Vice-Conte di Oppido fratello di fra Dionisio, e che stando in Oppido in compagnia di detti frati e del Vice-Conte, il Campanella scrisse una lettera e la mandò per lui a' fratelli Moretti, i quali vennero allora in Oppido e si riunirono in segreto soli, e presero concerti per la rivolta.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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