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      ligiose; le quali notizie furono anche accertate da fonti abbastanza sicuri, ma venendo in processo molto tempo dopo e senza alcun rapporto con la deposizione del Gagliardo. Si direbbe pure che sempre nuove notizie avessero dovuto di tempo in tempo giungere a' detenuti nelle carceri di Castelvetere, poichè essi sapevano perfino il tempo della venuta dell'armata turca, la quale notizia non poteva conoscersi ancora allorchè furono rinchiusi nel carcere: ma qui probabilmente influì la voce che già se n'era diffusa, ovvero anche la studiata maniera d'interrogare dello Xarava facilmente compresa dal Gagliardo, il quale per certo non era uomo da farsi scrupolo per le menzogne. Quanto poi all'essersi i Moretti concertati col Campanella, con gli altri frati e con Ferrante Ponzio in Oppido, dietro una lettera scritta loro da fra Tommaso e portata da Cesare Pisano, è possibile che costui l'abbia detto tra' compagni di carcere, per vantare l'opera sua ed anche per accrescere l'importanza della congiura con nomi di persone molto riputate; ma da nessun'altra parte emerse mai alcun cenno di una escursione del Campanella in Oppido, e del resto vedremo che il Pisano medesimo sul punto di morte si disdisse esplicitamente intorno a' Moretti.
      Seguì l'esame di Geronimo Conia(424). Egli fece una deposizione non dissimile da quella del Gagliardo, dicendo ancora di avere udito da Cesare Pisano, che gli piacevano i pensieri del Campanella comunicatigli da fra Dionisio, che più volte avea condotto Eusebio Soldaniero a Stilo presso il Campanella, che costui e fra Dionisio aveano trattato co' Vescovi di Mileto e di Oppido i quali gli offersero aiuto, e il Vescovo di Mileto avea favorito i fuorusciti della sua diocesi per tenerli ad ogni sua richiesta o devozione, ed aveva anche scritto al Vescovo di Gerace ed al Principe della Roccella per far liberare Cesare.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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