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      o, et il vero legislatore et vero Messia che havea da reducere li huomini alla libertà naturale con la vera raggione, poi che Christo con dudici poveri huomini s'haveano impatronito del mondo, et esso campanella voleva monstrare come era tutto falso, et che con la sua predica et dottrina, et con il valore de tanti che lo sequitavano con le arme haveria levato la fede de cristo, et impatronitosi esso del mondo dicendo che il Papa, et l'Ecclesia non erano vere, ma era autorità usurpata, et che se l'haveano pigliata per dominar' il mondo, et che li monasterii di monaci et moneche l'haveano fatti acciò non se creassero homini, et che il Papa et Cardinali, Arcevescovi, et altri prelati erano tutti tirandi et sodomiti, et che Cristo era un pover'homo, et che s'havea pigliato per apostuli dudici peczienti, et che li miraculi che havea fatto tanto Cristo, quanto li santi non era vero, ma erano stati scritti dalli detti apostuli soi parenti, et che li miraculi fatti da san' Francesco de paula non erano miraculi, ma che l'havea fatti in virtù dell'herbe perche era girugico; et che non era vera la santiss.a Trinità, mà che era un solo Idio, et che la madonna santiss.a era moglie di san'Gioseppe, et che non nce era inferno, ne purgatorio, ne diavoli, ne angeli, et che l'anime tanto di turchi, quanto di Cristiani quando passavano da questa vita tutte andavano à Dio". E qui una serie di goffe ed immonde scempiaggini contro gli Apostoli, contro i Sacramenti, in ispecie contro il sacrificio della Messa, e poi "che il campanella era il vero messia che havea da redurre il mondo in libertà et levarlo da tirannia della setta che steva, et che ogniuno potria essere signore che s'haveriano spartuto bonamente tutte le cose tra loro in comune se goderiano li signore (forse si godevano li Signori) alli quali chiamavano tiranni del mondo, et che Dio non fece ecceptione di nullo, et tutte le robbe le creò per servitio de tutti, le quali cose havendo inteso esso deposante, si bene non le credeva in tutto, concorreva con lloro che li dicevano; questo è pensiero deli litterati, et predicaturi di farlo conoscere al mondo, che delli populi non voleano altro eccetto le arme, et cossì esso deposante nce concorreva de buon'animo à detta rebellione". Dietro altre interrogazioni disse che ciò era accaduto in giugno, dieci o dodici giorni prima della sua carcerazione, che nelle carceri di Castelvetere avea comunicato tutte queste cose a Felice Gagliardo, il quale "li respose che esso le sapeva più prima, poi che nce l'haveano detto li predetti fra Gioseppe bitonti et frà Gioseppe Jatrinoli che ad altri esso deponente non l'hà detto, mà tutti li predetti monaci erano di detta openione che alla loro persuasione esso deposante nci concorreva più per la libertà della rebellione che per altro". - È inutile ora fermarsi sul valore di queste rivelazioni del Pisano: si dissero poi molte cose almeno per attenuarle, ma vedremo che sul punto di morte egli le smentì appena in piccola parte e ne aggiunse alcune altre, affermando di averle omesse "ad instigatione et prighiere di fra Thomase Campanella" quando erano carcerati "in la città di Squillaci". Intanto egli era confesso sull'accusa di aver consentito alla ribellione, e quindi non doveva aspettarsi che una condanna capitale: ma occorreva ancora fare una confronta tra lui ed altri che si trovavano in Gerace, e quindi fu riserbato ad ulteriori esami ed ulteriori strazii in quella città.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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