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      Il 27 settembre si fecero le prime esecuzioni capitali in persona di Claudio Crispo e Cesare Mileri, e per dare l'esempio in più largo teatro, si fecero in Catanzaro. La relazione medesima dello Xarava, scritta il giorno dopo, ne dà le notizie autentiche, e solamente tace i nomi de' giustiziati: ma oltrechè non ci sarebbero altri cui poter riferire quelle esecuzioni, i nomi suddetti emergono anche da testimonianze raccolte nel processo di eresia; d'altronde li cita con tutta esattezza una lettera del Residente Veneto(432), la quale fornisce anche particolari molto precisi comunque incompiuti, mentre due lettere dell'Agente di Toscana accennano il fatto senza nomi e senza troppi particolari(433). "Si è cominciato, scriveva lo Xarava il 28, a far giustizia di questi carcerati con la dimostrazione che il delitto richiede, essendosi ieri mandato a eseguire quella di due in Catanzaro: furono condannati ad essere arrotati, tanagliati e strozzati in mezzo alla piazza, e ad esser quivi appiccati per un piede, a dopo 24 ore a essere fatti in quarti e poste le loro teste in una gabbia sopra la porta principale della città col titolo de' loro nomi e del delitto, inoltre ad avere diroccate le loro case e confiscati i loro beni". Tutte queste circostanze ed in ispecie le ultime sono degne di nota. Il Campanella, nell'Informazione, scrisse che "nullo fu condannato per ribello veramente, non confiscandosi beni, nè spianandosi le case loro", ma pur troppo non fu così: scrisse inoltre, nella Narrazione, che "dui morti in Catanzaro da Xarava si ritrattaro" e da questo lato, senza parlare della contradizione coll'altro asserto, dobbiamo dire che vi fu realmente qualche cosa di simile, difatti più tardi in Napoli, nel processo dì eresia, il Barone di Cropani e il Di Francesco attestarono che que' disgraziati, con altissime grida, dicevano aver confessato la ribellione per forza di tormento e persuasione dello Xarava(434). Noi abbiamo a suo tempo fatto osservare che ciascuno di loro avea dovuto confessare più cose che non gli costavano, l'uno pe' tormenti, l'altro per le persuasioni dell'interrogante, e però potea bene spiegarsi una loro consecutiva ritrattazione, bensì parziale: ma del resto l'orribile strazio che si fece di loro dovè farli gridare pur troppo, e forse dire di non sentirsi colpevoli di ribellione, non potendo nemmeno capacitarsi che un disegno delittuoso si dovesse punire come un delitto consumato.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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