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      - Il Residente Veneto, giusta il suo costume, partecipava le notizie raccolte da ogni maniera di fonte. Erano usciti in campagna circa 200 calabresi tra colpevoli e intimoriti, essendosi trovati molti disposti per la libertà di coscienza, con la quale il Campanella disegnava allettare gli animi. Un Maurizio de Rinaldis, dapprima uomo d'arme in servizio del Re, poi contumace per omicidii, favorevole alla ribellione ed anche all'eresia, insieme con un fra Dionisio Ponzio si era ritirato nelle montagne di Cosenza, mettendosi a capo de' fuorusciti, e si temeva che avrebbe potuto là mantenersi a lungo (29 settembre e 5 ottobre). Il Vicerè che avea già in animo di mandare suo figlio in Calabria, ne era dissuaso dal Consiglio per la poca età di lui e la gravità del negozio, e andrebbe il Presidente Montoya per le cose di giustizia e un D. Alonso Rosa per le cose di campagna (confusione di nomi e di fatti). Alcuni calabresi, mandati dalla Corte contro i fuorusciti, li avevano combattuti "con spararsi reciprocamente senza balla" (voci popolari). Intanto era venuta nuova certa che Maurizio e il Ponzio erano stati "ritenti in una filucca 16 miglia in mare per opera di loro particolari nemici a' quali furono promessi gran premii", onde gli animi si erano sollevati. S. S.tà avea fatto spedire un Breve al Nunzio, perchè i religiosi colpevoli potessero venire puniti anche nella vita in Napoli, ma formandosi i processi coll'assistenza de' ministri ecclesiastici. Tutti i prigioni sarebbero quanto prima tradotti in Napoli, ed intanto erano stati giustiziati alcuni laici in Catanzaro i quali avevano dichiarato Signori e cittadini napoletani essere partecipi di quella congiura "senza haver saputo però nominare alcuno, il che perturbò assai in generale questa città". Più tardi (12 ottobre), specificava i nomi de' due giustiziati, Crispo e Mileri, e il genere del loro supplizio, "perchè con Mauritio Rinaldo, anch'esso retento, mandarono un prete a Costantinopoli a trattar col Cigala" (voci popolari). Inoltre indicava il numero de' prigioni, riducendoli a 60, al di sotto del vero, "la maggior parte huomini di qualche conto, essendo anco fra essi alcuni baroni", con la voce che nella famosa fiera del 18 ottobre in Monteleone se ne sarebbero giustiziati alcuni, e gli altri, insieme con gli ecclesiastici, sarebbero venuti a Napoli.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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