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      Del Lauriana poi, come del Soldaniero, è inutile occuparsi: con ogni probabilità essi non avrebbero nemmeno saputo ripetere tutte lo cose dette nella loro prima deposizione, laddove a qualche Giudice, e p. es. al Vescovo, fosse venuto in mente di esigerlo; intanto tutti costoro ribadivano le accuse, e le cause del Campanella riuscivano sempre peggiorate. Quanto al Pisano, egli, poco più o poco meno, ripetè sempre le solite cose, come lo abbiamo visto innanzi al Delegato del Vescovo di Gerace e poi innanzi allo Xarava, e come lo vedremo sul punto di essere giustiziato; tuttavia questa volta si mostrò risentito e vendicativo più del solito verso coloro i quali riteneva essere stati rivelatori delle cose sue, specialmente verso il Santacroce, oltre il Gagliardo. Tale sua costanza nelle deposizioni, mentre addimostrava che egli diceva il vero, riusciva aggravante massime per fra Dionisio e gli altri frati compreso il Campanella, sebbene anche questa volta egli avesse dichiarato un po' meno del vero le brevi relazioni avute direttamente con lui. Infine quanto al Caccìa, costui veramente aggiunse cose di eresia ed aggravò sempre più le condizioni del Campanella, di fra Dionisio e del Pizzoni: non ne conosceva molte, e ciò prova da una parte che non glie ne furono artificiosamente suggerite da alcuno quando trovavasi nelle carceri, e d'altra parte che in realtà non v'era ne' frati il proposito di seminare eresie, come fra Cornelio e i Giudici laici pretendevano; invece quelle poche che dichiarò, e il modo in cui disse di averle sapute, provano che se fra Dionisio ne parlava, ciò avveniva realmente perchè voleva, a modo suo, spiriti forti i soldati della futura ribellione, e se ne parlava il Campanella, ciò avveniva o perchè vi era condotto dalla necessità dietro certe dimande, o perchè alludeva a' principii religiosi che avrebbero avuto impero nel futuro Stato.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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