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      Il Campanella medesimo raccolse poi queste voci e le addusse nelle sue Difese; ma per verità almeno quanto al Mesuraca, non occorreva l'opera di fra Cornelio e non era stata neanche bandita una taglia o premio per la cattura del Campanella; quanto poi al Pisano ed al Caccìa, la cosa potè esser vera, essendo avvenuto pure qualche altro fatto che pose in evidenza lo spirito di profitto di quel tristo frate. Il fatto fu questo. Allorchè l'opera sua era compiuta, e rimaneva soltanto che gl'inquisiti fossero tradotti a Napoli, egli cercò danaro da' conventi di Calabria sotto pretesto di sovvenire gl'inquisiti; il danaro fu sborsato, ma non giunse a coloro pe' quali era stato raccolto, e il Visitato
      re anche questa volta per lo meno lasciò fare. Il Vescovo di Termoli, Giudice dell'eresia in Napoli, volle poi informarsi di tale faccenda e scrisse a Roma intorno al Visitatore e a fra Cornelio in questi sensi: "la verità è che si fecero dar molti denari per provedere a questi carcerati, et non gli è stato provisto, mà frà Cornelio li hà spesi in venir à Roma, et si come intendo ne diede conto alli superiori in Calabria"(474).
      Passiamo ora a narrare le ultime gesta dello Spinelli e dello Xarava in quelle sventurate provincie. Secondo gli ordini già dati dal Vicerè, essi dovevano far giustiziare quattro de' più colpevoli, ed inoltre anche Maurizio dopo di averne vagliata bene la causa, quindi tradurre tutti i rimanenti carcerati in Napoli. Ma, come il Vicerè medesimo fece sapere a Madrid con sua lettera del 20 ottobre(475), essendo i carcerati più di cento, e tra loro venticinque fuorusciti ed otto o dieci frati, a fine di risparmiare questo peso alle terre per le quali avrebbero dovuto passare, egli ordinò a D. Garzia di Toledo che con quattro galere, raccogliendo i soldati inviati a Lipari e ad altre parti, se ne venisse al Pizzo o a Scalèa e di là avvertisse lo Spinelli di recarsi con tutti i carcerati ad uno di que' posti, per imbarcarsi con loro nelle galere e tornarsene in Napoli; quivi giunti, egli diceva, "se ne vedranno le colpe e si procederà con loro come meglio convenga, procurando di esaminare radicalmente il fatto di questo negozio e quelli che vi si troveranno colpevoli". Sappiamo che le galere erano partite da Napoli il 10 8bre (ved. pag.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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