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      Infatti una lettera Vicereale, scritta quando i carcerati vennero in Napoli, ci dice che "si aveano da giustiziare in Monteleone sei che erano convinti e confessi, e per non far trattenere le galere, li condussero con gli altri", ciò che spiega pure quanto sappiamo de' conforti a ben morire prestati ad alcuni da' Gesuiti in Monteleone. Vi fu dunque una semplice mancanza di tempo, avendo dato verosimilmente fretta il mare procelloso in un posto di poco sicuro ancoraggio. Ma alfine i carcerati s'imbarcarono, e con loro, oltre lo Spinelli e lo Xarava, anche fra Cornelio e il Visitatore; e si imbarcarono dippiù taluni di quelli che si erano distinti nella repressione della congiura. Certamente s'imbarcò sulla capitana di D. Garzia il Principe della Roccella accompagnato da molti dei suoi servitori "con l'occasione dell'anno santo", vale a dire del Giubileo che era stato indetto, come abbiamo rilevato da un'altra Informazione di S.to Officio; e ben s'intende che costui, al pari degli altri suoi socii in benemerenza, andava a riceversi i sorrisi, le lodi e i favori, che il Vicerè si sarebbe benignato di accordargli.
      Lasciamo ora che gl'infelici prigioni arrivino in Napoli, ove ripiglieremo la cronaca de' loro strazii, e fermiamoci ancora a vedere ciò che accadde in Calabria durante e dopo la loro partenza, sempre in rapporto al nostro argomento.
      Il fatto più importante per noi fu la novella Informazione, che il Vescovo di Squillace ebbe a prendere sulle cose del Campanella, per commissione di Roma.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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