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      Tiberio e Scipione Marullo, i fratelli D. Gio. Jacobo e Ottavio Sabinis, rende sempre più credibile che costoro si tenessero nascosti; la qual cosa può dirsi con fondamento anche maggiore per quelli egualmente conosciuti come parenti di fra Tommaso, p. es. Paolo e Fabrizio Campanella, de' quali si deposero alcune proposizioni già manifestate dal Campanella e commentate da loro, senza vederli interrogati e senza saperli carcerati e partiti per Napoli.
      Assai ci pesa il dover dare un cenno di ciò che emerse da questo processo di Squillace, poichè da una parte riesce impossibile esporre tutta la colluvie di cose che si raccolse, e d'altra parte esponendo con un po' d'ordine le cose principali riesce inevitabile una riproduzione di quanto si è detto a proposito delle opinioni manifestate dal Campanella nel periodo della congiura. Ma gioverà conoscere testualmente le cose principali co' nomi di coloro che le rivelarono, e apprezzarne il valore e l'importanza. Cominciando dalle cose riferibili al nuovo Stato, si affermò che il Campanella "volea fondare una nuova setta per vivere liberamente et fare il crescite" (test. Fabrizio Carnevale, Marcello Salinitri, Gio. Consueva), che "voleva far mutare habito et vestimenti et dire che ci era libertà di coscienza" (Gio. Jacobo Prestinace), che nella "nuova setta di libertà" s'indosserebbero "certi habitelli et copulini" (Ottavio Buccina), che gli uomini si abbiglierebbero "con veste bianche sino al ginocchio, con una tovaglia alla testa che pendi à dietro, et con un capellino in testa" (Gio.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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