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      ° e 16 marzo 1599.
      (185) Ved. dep. del Pizzoni e del Lauriana; Doc. 278, pag. 199, e 280,v pag. 208.
      (186) Ved. nell'Arch. di Stato, Registri Curiae, vol. 38, an. 1595-99 fol. 123; e vol. 45, an. 1596-601, fol. 97, lett. Vicereale all'Auditor di Lega in data 23 luglio 1598.
      (187) Su questi diaconi selvaggi sono numerosissimi i cenni sparsi ne' Registri Curiae; ma una notizia abbastanza precisa, bensì di data posteriore di molto, può leggersi ne' Registri Notamentorum Collateralis Consilii an. 1626, vol. 9, fol. 69. Essi furono dapprima nominati da' Sindaci per spazzare le Chiese e prestarvi i più bassi servigi, venendo scelti tra le persone che non possedevano nulla in bonis: ma secondo lo stile ecclesiastico, che in fondo è stato sempre quello del riccio, i Vescovi s'impossessarono del dritto di nomina, ne usarono ed abusarono a loro talento, e non occorre dire che vennero subito appoggiati dalla Curia Romana in tali abusi.
      (188) Ecco uno de' documenti del tempo di cui trattiamo, intorno alla faccenda del Capito, alla quale tanto alluse il Campanella nella sua Narrazione. Registri Curiae, vol. 38, fol. 116 t.° "All'Audientia di Calabria ultra. Philippus etc. Spectabiles et magn.er viri, Deve ricordarsi la R.a Audientia la pretendenza che hà tenuta et tiene lo R.do Vescovo di Mileto de voler conoscere de la causa de Marc'Antonio capitò diacono selvaggio inquisito de le bastonate date ad un monaco dell'ordine de san basilio, et le hortatorie che per noi li sono state scritte che desista da questa sua pretendenza, la quale non può militare poi che decti diaconi selvaggi non hanno mai goduto nè godono in questo Regno exentione alcuna di foro temporale nè altre prerogative, ma sempre sono stati trattati et si trattano come tutti li altri laici, et retrovandose al presente d.to capite (sic) carcerato nel Castello della terra del pizzo per detta causa, in nome di quessa R.a audientia et de la Gran Corte de la Vicaria, mandò d.to Rev.do Vescovo il suo fratello carnale nomine placido del tufo laico in d.to Castello, il quale sotto la sua parola fè uscire d.to carcerato per una stanza libero, et poi la notte per maneggio dato da lui et de duoi criati di detto Rev.do Vescovo lo fe fuggire per una corda, et al presento se ne sta in casa del predetto Rev.do Vescovo, et non convenendo che simili eccessi cossì fatti, et machinati in dispreggio dela giustitia et de la real Jurisditione dela M.tà sua habbino da passare cossì impuniti, ci è parso farvi la presente per la quale vi dicimo et ordinamo che con il più maggior secreto che sarà possibile, et che in voi et da voi si può confidare et sperare, dobbiate con ogni exquisita et exactissima diligenza havere nelle mani et carcerare nelle carceri di quessa regia Audientia lo d.to placito del tufo fratello di d.to Rev.do Vescovo de Mileto una insieme con detti duoi criati d'esso Rev.do Vescovo che hanno fatto fuggire detto carcerato dal Castello predetto, Et carcerati che li haverete ce ne debiate subbito dar particolare aviso con vostre lettere con insertione de la presente, acciò ve si possa per noi ordinare quel che haverete intorno a ciò da exequire.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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