Pagina (64/741)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Dobbiamo del resto aggiungere, che se fu spiegata tanta severità per alcuni, nessun provvedimento risulta preso per altri non meno gravemente indiziati, come in verità è accaduto sempre in tali faccende sino a' giorni nostri. Ognuno p. es. crederebbe che i fuorusciti nominati dal Campanella nella sua Dichiarazione scritta, i figli di Jacobo Grasso, il figlio di Nino Martino, Carlo Bravo, i Baroni di Reggio, fossero stati immancabilmente perseguitati; lo stesso si crederebbe p. es. per Geronimo Camarda, colto nientemeno che in corrispondenza con Claudio Crispo; invece documenti che abbiamo trovato intorno a tutti costoro mostrano persecuzioni e catture pe' loro delitti comuni, senza che sia mai citato il delitto di ribellione, onde si deve conchiudere che da questo lato siano stati veramente lasciati in pace. Ma di ciò più tardi, quando con la nostra narrazione giungeremo agli anni successivi, ne' quali vedremo da una parte assoluzioni e rilasci, da un'altra parte la cattura e l'invio in Napoli di taluno de' forgiudicati sopradetti e del rispettivo manutengolo.
      Sorgeva intanto il nuovo anno 1600, e il Breve Papale, per cominciare a procedere contro gli ecclesiastici, non arrivava ancora. Come dicevamo, durante l'aspettativa, il Vicerè aveva interceduto a Roma per l'assoluzione del Principe di Scilla dalla scomunica che il Vescovo di Mileto gli aveva già da un pezzo inflitta; in pari tempo aveva sempre continuato ad insistere presso il Nunzio per la venuta del Vescovo medesimo in Napoli.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





Campanella Dichiarazione Jacobo Grasso Nino Martino Carlo Bravo Baroni Reggio Geronimo Camarda Claudio Crispo Napoli Breve Papale Vicerè Roma Principe Scilla Vescovo Mileto Nunzio Vescovo Napoli