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      Ma notiamo che si ebbe la copia di una sola delle cartoline che sarebbero state scritte dal Pizzoni, oltre la carta che sarebbe stata scritta dal Lauriana: e la cartolina reca la semplice assicurazione che egli non avea detto nè direbbe mai essere que' tali Signori (certamente i Del Tufo, Orsini, Sangro etc.) fautori del preteso delitto, ma amici della persona e delle opere di lui; la carta poi reca veramente l'esame del Lauriana innanzi al Visitatore e a fra Cornelio, scritto abbastanza fedelmente, e con ogni probabilità secondo la vera maniera d'interrogare tenuta dagl'Inquisitori(89).
      Questa prima tortura data al Campanella non durò molto. Egli non resse allo strazio, dichiarò di voler confessare e fece una lunga confessione, tanto lunga da occupare due sedute in due giorni diversi: dovè quindi esser posto due volte nel tormento del polledro con la solita formola "continuando et non iterando" per mantenere gli effetti legali di una confessione "in tormentis"; così possiamo spiegarci il trovarsi in una Lettera del Campanella al Papa il 1607, da noi pubblicata, la menzione di "dui polledri", e in uno de' brani della sua confessione pervenuti fino a noi la circostanza espressa con le parole "come disse l'altro dì"(90). In fondo nella sua confessione il Campanella ammise che aveva avuto il progetto di fare la repubblica e che doveva con altri suoi compagni predicarla, ma solo nel caso in cui fossero accadute le mutazioni da lui previste, al quale proposito espose quanto avea raccolto ne' suoi profetali; inoltre sostenne che avea consigliato di ricorrere alle armi ma per difendersi, e rigettò poi sempre su Maurizio le trattative fatte col Turco.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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