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      ; sicchè riesce del tutto credibile essere sorta la pazzia quando dovè persuadersi che pel momento non dovea più pensare alla difesa, e per giunta mostravasi imminente il processo di eresia tanto più spaventevole per lui. Infine anche la circostanza dell'essere stato trattato con rigore maggiore del solito mentre dovea fare le difese, merita di essere accolta con riserva; poichè, all'opposto, nel detto tempo si soleva trattare gl'inquisiti con larghezza, e vedremo tra poco da una deposizione del carceriere Alonso Martinez confermata la cosa in persona sua. Tutte le altre circostanze poi debbono essere riconosciute esatte, giacchè concordano con quanto emerse in sèguito nel processo dell'eresia, onde siamo in grado di dare la data precisa dell'incidente e tutti i suoi particolari.
      Non può dubitarsi che fornirono l'occasione o il pretesto per la pazzia le esorbitanze di confessori, che specialmente a motivo della Pasqua frequentavano allora più del solito il Castello. Vi erano assidui il P.e Pepe gesuita, il P.e Muzio, un P.e Pietro Gonzales Domenicano, e quest'ultimo specialmente confessava i frati carcerati, come trovasi attestato nelle loro deposizioni. Notiamo che fra Pietro di Stilo ebbe a dire del Gonzales: "soleva venire spesse volte quà, è ci faceva delle belle esortationi, et andava anco dal Campanella spesse volte per quanto mi è stato detto, è li faceva delle brutte riprensioni". Più esplicitamente il Vescovo di Termoli scrisse a Roma: "dubito che la pazzia sia nata che andando il Padre Maestro Pietro Gonzales à confessar et communicar alcuni di questi carcerati prima che io venisse à Napoli, andava dal Campanella et l'essortava ad haver cura dell'anima perchè il corpo era spedito". Ben si vede che il Gonzales non godeva pienamente le simpatie del Vescovo di Termoli, e possiamo aggiungere che tanto meno godeva quelle del Nunzio, nel cui Carteggio si trovano più lettere contro di esso, dalle quali apparisce molto amico di fra Serafino di Nocera tanto affezionato al Campanella(112): inoltre egli conosceva assai da vicino qualcuno de' frati carcerati, p. es. il Petrolo, che era stato con lui in Milano; e per tutti questi motivi rimane dubbio se egli avesse agito a quel modo per leggerezza ed imprudenza, o invece per malizia, vale a dire d'accordo col Campanella medesimo, a fine di rendere spiegabile l'inatteso manifestarsi della pazzia.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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