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      il fin de' miei travagli" etc.
     
      inutili speranze, desolanti ricordi. Ma non dovè tardare a sentire tanto maggiormente il bisogno di ravvivare la fede ed anche l'affetto de' suoi compagni, e crederemmo che dapprima gli abbia data una buona occasione la fermezza di fra Pietro di Stilo nel respingere le esortazioni di Maurizio a seguire l'esempio suo e a confessare: così alla 2a metà di febbraio e 1a di marzo ci parrebbe potersi assegnare i due Sonetti "in lode di fra Pietro di Stilo" seguìti da' tre "in lode del Rev.do P.e fra Dionisio Pontio"(128); l'essere stati posti nella Raccolta in ordine inverso ben può spiegarsi con la classificazione della relativa importanza data da fra Pietro Ponzio a' frati compagni del Campanella. Fra Pietro di Stilo, che aveva tanto poco partecipato alle speranze ed a' maneggi della congiura, soffriva tanti disagi e maltrattamenti per l'affetto al Campanella, su cui vegliava assiduamente e senza ritrarsi per qualsivoglia motivo; così ben si spiega tutto il contesto de' due Sonetti, ne' quali si vede pure il Campanella tuttora sconfortato:
     
      Sino all'inferno un cavalier seguìol'avventurato amico à grande impresa.
      . . . . . . . . . . . . . . .
      Frati, amici, parenti, chi mi nega,
      chi più ingrato mi trade, e mi maligna (int. il Pizzoni)
      chi non volendo nel mio mal si piega (int. il Lauriana).
      Solo il travaglio e la rabbia malignatitulo in fronte del tuo honor dispiega
      Rè della fede chi mai non traligna.
      . . . . . . . . . . . . . .
      Fedel combattitor, mai non s'estingue


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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